Favorita parla francese
Firenze: Luisi dirige Favorite di Donizetti
La si sente a Firenze per la prima volta nell’originale francese, La Favorite di Gaetano Donizetti, ed è oramai lontano il ricordo di una mitica edizione con Cossotto, Kraus e Bruscantini. E così giovedì al Teatro dell’Opera questo Donizetti francese è un po’ una scoperta per tutti, con il décor storico e lo sfondo ideale che arieggiano al Grand-Opéra, un’eroina sui generis e nel 1840 ancora inammissibile nel mondo del melodramma italiano, però una dinamica degli affetti, culminante nelle svettanti cabalette, che resta tutta italiana, e l’impressione di una sorta di battistrada pre-verdiano che qui è fortissima, anche per similarità di situazioni con Forza del destino e Don Carlos. L’allestimento viene da Barcellona (regia di Ariel Garcia-Valdès ripresa da Derek Gimpel, scene e costumi di Jean-Pierre Verger) e per una volta non riscrive né traspone né riambienta, contentandosi di alludere ad un qualche Medioevo iberico austero e ferrigno con un incombente macigno-monastero-reggia, molti zimarroni e qualche coiffure stravagante. Fabio Luisi realizza una direzione studiata e accuratissima (impeccabili i concertati) che fin dall’ouverture si segnala anche per le sofisticate sottolineature delle peculiarità strumentali di questo Donizetti francese. Quanto al cast l’attesa maggiore era per la Leonor di Veronica Simeoni, un mese fa protagonista della famosa Carmen con carrozzoni rom e maschicidio, stavolta alle prese con un ruolo così diverso in cui ha fatto valere il suo elegante fraseggio anche in assenza di una grande energia. Ancor più ci è piaciuto il Fernand vocalmente e stilisticamente perfetto di Celso Albelo, ma la vera sorpresa è stato il giovane baritono Mattia Olivieri, Alphonse potente quanto seducente. Segnaliamo anche l’aggraziata Ines di Francesca Longari. Successo ottimo e repliche fino al 3 marzo.
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