OGR, al via con Moroder
Il Big Bang delle Officine Grandi Riparazioni, il nuovissimo polo culturale di Torino
Sabato 30 settembre sono state inaugurate le nuove OGR, una struttura che ha l’ambizione di diventare in tempi rapidi un polo artistico multidisciplinare di livello internazionale. Vediamo come è andata la serata inaugurale. Premessa per i lettori non residenti a Torino: le Officine Grandi Riparazioni (OGR), sorte nel 1895 per volere delle Ferrovie dello Stato, sono state, fino all’avvento della FIAT, la più grande fabbrica torinese. Bombardate più volte durante la Seconda Guerra Mondiale, hanno continuato la loro attività fino al 1992. Scongiurato il pericolo dell’abbattimento, nel 2011 ospitano le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia; nel 2013 la società OGR-CRT, costituita dalla Fondazione CRT, acquista le OGR e dà il via a un’imponente riqualificazione, conclusasi quest’anno dopo mille giorni di lavoro e cento milioni di euro di spesa. Per festeggiare l’inizio delle attività, la OGR-CRT ha organizzato tre serate a ingresso gratuito (previa registrazione su un sito web, operazione che ha creato qualche problema per l’eccessivo numero di collegamenti contemporanei, con conseguenti lamentele sui social): per quanto riguarda le arti visive, è possibile ammirare Tutto Infinito, il nuovo lavoro di Patrick Buttafuoco, Track, il murale di Arturo Herrera, e Procession of Reparationists, l’intervento site-specific di William Kentridge; la sezione musicale prevede le esibizioni di Omar Souleyman e di Danny L Harle (sabato 7 ottobre) e il progetto Atomic Bomb! The Music of William Onyeabor e il dj set dei Chemical Brothers (sabato 14 ottobre). Ma analizziamo quello che è appena successo, ovvero la serata di sabato 30 settembre, quella più dichiaratamente mainstream. Il nome di maggior richiamo era quello di Giorgio Moroder, con una produzione in esclusiva per l’Italia e presentata in prima europea: i suoi successi dell’era disco e i temi principali delle sue colonne sonore riproposti con un arrangiamento per orchestra e band di sintetizzatori, batteria e percussioni, coriste e cantanti. Il risultato è stato deludente: pur non essendo mai stato un estimatore della disco music (almeno di quella prodotta dal 1976 fino agli inizi degli anni Ottanta), una resa più energica di quelle canzoni che per forza di cose fanno parte del nostro vissuto avrebber certo reso un servizio migliore. E invece abbiamo assistito a una produzione dal gusto hollywoodiano, ridondante, poco fedele allo spirito originario delle canzoni e con delle cadute di stile francamente impensabili (la versione di “Call Me” sembrava uscita da Domenica In e a qualcuno dei presenti intorno a me ha ricordato le atmosfere di Vacanze di Natale a Cortina, per non parlare di “Cat People”, la cui resa è stata a dir poco moscia). Il ruolo di Moroder è stato quello del presentatore di se stesso, introducendo le sue canzoni più famose e raccontandone la genesi: peccato che “I Feel Love” e “Hot Stuff” siano state poi brutalizzate da una cantante-urlatrice che mi ha fatto rimpiangere Donna Summer (e ho detto tutto).
Non ho seguito le esibizioni di Ghali e di Elisa: il concerto di quest’ultima è stato interrotto perché un borseggiatore senza scrupoli ha spruzzato uno spray al peperoncino in mezzo al pubblico per crearsi una via di fuga, costringendo gli addetti a bonificare l’area e a far uscire i presenti. Per fortuna l’evacuazione, portata a termine in soli tre minuti, è avvenuta ordinatamente e senza scene di panico, a dimostrazione che gli addetti alla sicurezza hanno svolto un ottimo lavoro. Il momento più interessante del "Big Bang" delle OGR è però stata la prima mondiale, avvenuta nel pomeriggio, del progetto UNIEQAV del compositore elettronico tedesco Alva Noto: nel luogo più suggestivo delle vecchie Officine Nord, il cosiddetto “Duomo”, Boiler Room, la piattaforma televisiva inglese in streaming, ha concesso a un centinaio di persone di assistere alle costruzioni sonore di Noto accompagnate a immagini raffiguranti la morfogenetica dei suoni stessi, rifacendosi alla teoria dello studioso svizzero Hans Jenny. I prossimi appuntamenti musicali delle OGR prevedono una collaborazione con Club to Club (giovedì 2 novembre ci sarà l’esibizione di Kamasi Washington, l’enfant prodige della scena jazz internazionale, mentre nei giorni dal 4 al 7 novembre i Kraftwerk riproporranno il loro catalogo in 3D, uno spettacolo andato in scena con grande successo al MOMA di New York nel 2012) e, nei primi mesi del 2018, l’inizio della partnership con il Manchester International Festival, che porterà i New Order sul palco della struttura di corso Castelfidardo col loro spettacolo New Order + Liam Gillick: So it goes…, la reinterpretazione della loro musica con dodici sintetizzatori e una performance di visual art. Ne sentiremo delle belle, si spera.
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