Coltrane spogliato
Un omaggio scarnificato a A Love Supreme per Narrazioni Jazz a Torino, con William Parker e Hamid Drake
Registrato in un solo giorno e uscito appena un mese dopo, nel gennaio del 1965, A Love Supreme è un disco che, negli ultimi cinquantadue anni, non ha mai smesso di esercitare la sua influenza – nel mondo del jazz ma non solo – e di abbagliare con la sua stupefacente bellezza e profondità poetica e spirituale. È ancora possibile, a mezzo secolo esatto dalla morte di John Coltrane, confrontarsi in maniera originale con il suo capolavoro, dire qualcosa di nuovo su questa mezz’ora o poco più di musica su cui, nel corso del tempo, si sono spesi fiumi di inchiostro, note e parole? Ed è possibile farlo senza fare ricorso al sax (in questo caso tenore), strumento attorno a cui gravitano le quattro lunghe parti del disco e di cui Coltrane fu maestro indiscusso? La risposta è sì, se a cimentarsi nell’impresa sono due musicisti del livello di William Parker (contrabbasso) e Hamid Drake (batteria), già al lavoro con, tra gli altri, Don Cherry, Herbie Hancock, Pharoah Sanders, John Zorn e Cecil Taylor e per l’occasione accompagnati dal rapper e beat boxer Napoleon Maddox nel progetto A Love, Naked. Ed è proprio una versione scarnificata, “nuda” e intima di A Love Supreme quella cui ha assistito il pubblico di un Piccolo Regio da tutto esaurito o quasi per la prima giornata di Narrazioni Jazz, il festival che ha "rimpiazzato" il Torino Jazz Festival occupando i giorni del Salone del Libro. Un’intensa e dilatata improvvisazione di suoni e parole imperniata sul mantra che dà il titolo al disco, quelle quattro sillabe e quattro note da cui, come in un uroboro, tutto nasce e a cui tutto sembra tornare. Musica non facile, per palati fini e orecchie allenate, ma in fondo alla quale emerge la profonda umanità, consapevolezza e spiritualità dei musicisti coinvolti, in questo senso veri discepoli del maestro del North Carolina.
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