The xx, star da cameretta
Empatia e successo di pubblico per il passaggio milanese degli xx, sempre più divi generazionali
Hanno l’aria sinceramente incredula quando alla fine confessano di essere sorpresi da una simile accoglienza. Arene gremite in ogni ordine di posti. Pubblico osannante. Un’empatia percepibile. Eppure è così. Tre ragazzi – perché di questo si tratta: sono ancora dentro i vent’anni – usciti dalla cameretta: non belli, timidi, impacciati, pensierosi. Da cui l’umore crepuscolare delle prime canzoni, divenute proprio per quelle ragioni sommessi inni generazionali. E tuttavia le cose sono cambiate da quando uno di loro, Jamie Smith, manovrando dischi e apparecchiature elettroniche, si è tramutato in arcano maggiore nelle gerarchie del nightclubbing. Gli altri due, Romy Madley Croft e Oliver Sim, entrambi cantanti, lei anche alla chitarra e lui al basso, continuano a fare ciò che sanno, magari con più consapevolezza e mestiere. Stanno al proscenio, mentre il terzo incomodo troneggia sullo sfondo e alla lunga prende in mano la situazione. Nel senso che il concerto comincia su toni riservati, fra pezzi nuovi (“Say Something Loudly”, “Lips”) e non (“Crystalised”, “Islands”), per poi affondare in un cuore di tenebra (“Brave for You”, “Performance”, “Basic Space”), dove persino una ballata R&B del canadese Drake (“Too Good”) impallidisce fino a diventare diafana. Dopo di che, a partire da “Fiction” (prima citazione dall’album intermedio, Coexist, altrimenti pressoché ignorato, eccezion fatta per l’epilogo confidenziale affidato ad “Angels”), Jamie rompe gli indugi e lo show trasforma la platea in pista da ballo. Arriva una versione energica di “Shelter” (dal disco d’esordio, presente in forze, ma necessariamente riconfigurato alla luce del recente I See You) che sfocia senza soluzione di continuità in “Loud Places”, l’asso nella manica del manovratore di macchine, apice del suo divertissement da solista In Colour. E finirebbe qui: la band abbandona il palco, ma il ritmo prosegue martellante e ne favorisce il rientro in scena – strano genere di bis, davvero – per l’apoteosi di “Hold On”. Tutto è uno specchio, intorno: dietro, ai lati e pure sopra (dettaglio che offre una curiosa quarta dimensione allo spettacolo, in sé sobrio e austero come gli xx). “We see you”, dicono rivolti alla folla, riecheggiando il titolo dell’album uscito qualche settimana fa e premiato oltre ogni previsione nelle hit parade di mezzo mondo (ne abbiamo parlato qui). Ormai sono delle star, anche se forse non vorrebbero.
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