Kraftwerk, ritorno al futuro
Il quartetto tedesco all'Opera di Firenze per l'unica data italiana dello show in 3D
Recensione
pop
Dentro lo stupore. Il teatro dell'Opera di Firenze é strapieno: concerto sold out a pochi giorni dall'apertura delle prevendite. E questa unica data italiana del quartetto di Düsseldorf capitanato da Ralf Hütter mantiene le promesse con un evento di quelli che si ricorderanno. I quattro alchimisti del suono sintetizzato giocano la carta del 3D con intelligenza, dando alle intuizioni di cui furono pionieri una nuova dimensione. Non l'inseguimento di ciò che è oggi la tecnologia, ma un'interpretazione di un certo immaginario futuristico per come sarebbe potuto essere. Ed ecco allora ingredienti "obsoleti" come calcolatrici, personal computer vintage, astronavi prima maniera, satelliti e illustrazioni d'epoca ritrovare una nuova vita, prendendo e dando un altro senso a quell'universo binario a cui i quattro (seppure in una formazione diversa) hanno abituato il proprio pubblico.
La scaletta è da brividi, con un'apertura alle 21 in punto che riscalda grazie a composizioni come "Ansage Numbers" e "Computerworld", e che come una tempesta di battiti e codici numerici arriva sugli spettatori con "The Man Machine", "The Model", "Radio-Activity", "Tour de France"...
I Kraftwerk con questa operazione riescono nel duplice intento di accontentare i fan, senza però lasciarsi troppo andare a facili operazioni nostalgia, rispolverando una macchina del tempo che proietta gli spettatori armati di occhialini 3D in uno scenario robotico potente e inaspettatamente attuale. Dopo due ore e mezza di show, in cui la tensione tra musica e immagini cala esclusivamente sul capitolo "Autobahn", chiusura d'impatto con "Musique non stop".
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