Un primitivismo elettronico
Rob Mazurek São Paulo Underground al Torrione di Ferrara per Bologna Jazz
Recensione
jazz
La decima edizione del festival di Bologna, che dopo un mese di programmazione decisamente ricca si sta avviando alla conclusione, ha fatto tappa al Torrione di Ferrara con il quartetto per tre quarti brasiliano di Rob Mazurek São Paulo Underground.
La loro musica possiede una forte componente materica, nel contributo dei singoli come nel risultato complessivo. Il trombettista chicagoano sviluppa temi melodici in lirici slanci free, oltre a indirizzare e motivare l’azione dei partner. L’uso della batteria e del cavaquinho da parte di Mauricio Takara è schematico e di stampo popolaresco, mentre le essenziali tastiere di Guilherme Granado tracciano frasi ritmiche con un sound ora scuro e ovattato, ora iridescente. Thomas Rohrer, anch’egli brasiliano ma residente in Svizzera da molti anni, aggiunge inflessioni complementari e non marginali con la ribeca, il sax soprano e percussioni metalliche. L’elettronica, azionata un po’ da tutti con finalizzata efficacia, porta a un’alterazione allucinata ma avvolgente della sonorità complessiva; al contrario, in determinati passaggi, tutti fanno ricorso anche a campanacci e a un vociare esagitato, accentuando l’aspetto di uno sfrenato rito collettivo, pagano e agreste.
Ne risulta un messaggio saturo e vibrante, dai colori accesi e naïf, un’esasperazione senza freni del candore folklorico dell’ultimo Don Cherry, un percorso musicale affannoso e pieno di vitalità, sempre in bilico fra greve velleitarismo e immaginifico lirismo. Tutto questo è stato espresso con grande convinzione nella performance ferrarese, dando corpo a una sorta di tribale primitivismo elettronico, fra il regredire a profonde pulsioni ancestrali e proiezioni in un amorfo futuro post-tecnologico.
Interpreti: Rob Mazurek, cornetta ed elettronica; Mauricio Takara, cavaquinho, percussioni ed elettronica; Guilherme Granado, tastiere e voce; Thomas Rohrer, ribeca e sax soprano
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