Un tonico mainstream
Convince il quintetto di Kenny Garrett al Bologna Jazz Festival
Recensione
jazz
La decima edizione del festival felsineo, che si prolungherà fino alla fine di novembre, mira a ampliare la gamma stilistica delle proposte e a coinvolgere istituzioni pubbliche e private sempre nuove, in spazi anche decentrati. Il secondo appuntamento fra gli eventi principali ha proposto il compatto quintetto del sassofonista cinquantacinquenne Kenny Garrett, che trent’anni fa si mise in luce al fianco di Miles Davis.
Come un treno in corsa, i primi due brani della performance si sono mossi su un tempo forsennato e temi semplici, su impianti armonici e ritmici uniformi, senza soste, ripensamenti o deviazioni: il che ha fomentato lo slancio solistico del contralto di Garrett, il cui fraseggio staccato e veloce era corroborato da un sound fermo e lucido. Ma anche i qualificati partner hanno avuto subito modo di mettersi in evidenza.
Questa ipnotica fissità armonica e dinamica, a volte di esplicita derivazione modale (quando a metà concerto il leader ha imboccato il soprano), ha caratterizzato anche tutti i brani seguenti, sia pure giocati ora su più moderati ritmi latini, ora su trascinanti crescendo, includendo perfino un’avvolgente ballad, ricca di citazioni.
Nulla di nuovo ovviamente, anzi si è assistito a un tonico [i]modern mainstream[/i], a un jazz prevedibile nella sua adesione a una certa tradizione [i]groovy[/i], estroversa, rituale per la sua comunicativa esplicita e coinvolgente. Tuttavia la prova del sassofonista e dei suoi motivati compagni di strada è risultata più che professionale, anzi generosa e convinta, fino a concludersi dopo quasi due ore e mezza chiamando in causa il pubblico: certo una captatio benevolentiae collaudata e plateale, ma protratta a oltranza con grande abilità da Garrett.
Interpreti: Kenny Garrett: sax alto e soprano; Vernell Brown: pianoforte; Corcoran Holt: contrabbasso; Marcus Baylor: batteria; Rudy Bird: percussioni.
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