Un quieto Tristano

Zubin Mehta e Stefano Poda firmano il Tristan und Isolde inaugurale del 77° Maggio

Recensione
classica
Maggio Musicale Fiorentino Firenze
Richard Wagner
30 Aprile 2014
Una grande chiglia oscillante, una sfera, il perpetuo calare dall’alto della sabbia in un’ideale clessidra (il tempo, la fatalità), sono gli elementi ideati da Stefano Poda, autore di regia, scene, costumi, luci, coreografia, per il Tristan und Isolde che, con Zubin Mehta sul podio, ha aperto al Teatro Comunale il 77° festival del Maggio Musicale Fiorentino. L’impatto visuale di questo Tristano allusivo e antinaturalista è elegante, in alcuni momenti diventerà anche toccante, ma sono le soluzioni propriamente registiche che rendono perplessi, a cominciare da quelle botole di shakespeariana memoria da cui sbucano e si muovono in lentissimi cerimoniali (la “coreografia” ?) misteriose presenze di doppi, alter ego adulti e bambini dei personaggi principali, in riti un po’ troppo insistiti e affollati, ad esempio nel grande duetto della notte del secondo atto. Il tutto scivola così in una certa ripetitività e in qualche idea peregrina, senza che la musica lo riscaldi e lo animi come dovrebbe: Torsten Kerl e Lioba Braun sembrano, nel drammatico primo atto, due protagonisti davvero un po’ troppo fragili, anche se daranno il meglio di sé proprio alla fine. Come del resto fa anche Mehta, la cui chiave lirica e contemplativa di quest’opera, già evidenziatasi in un suo precedente Tristano fiorentino, si è accentuata in una direzione che ci è parsa anche troppo quietista e renitente di accensioni, in particolare nel primo atto, per riscuoterne magari i frutti nel terzo. Va detto però che, convinca o no questa lettura, l’orchestra l’asseconda con la duttilità e la reciproca confidenza maturata in tanti decenni di lavoro insieme, fino ad un successo finale caloroso, che ha premiato doverosamente il nobile e statuario Marke di Stephen Milling. Repliche fino all’11 maggio.

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