Questione di Lana

Fenomeno commerciale o raffinata autrice? Lana Del Rey arriva in Italia

Recensione
pop
Live Nation Torino
03 Maggio 2013
La faccenda, l’anno scorso, ha avuto per qualche mese un’eco di proporzioni inusitate su blog, social network, canali televisivi, riviste specializzate e siti di ogni genere: chi è davvero Lana Del Rey? Fenomeno commerciale costruito a tavolino da etichette discografiche sempre più disperate o performer indipendente con una sua dignità artistica? Autrice pop dal raffinato gusto melodico o ennesimo clone di Katy Perry e colleghe, magari per palati un po’ più fini? Passato l’hype, e approfittando del suo debutto assoluto su un palco italiano, è finalmente possibile giudicare dalla giusta distanza uno dei tormentoni mediatici più insistenti degli ultimi anni. Insistenti ma non del tutto ingiustificati: non sarà un genio, la signorina Elizabeth Woolridge Grant, ventiseienne nata a New York City, ma, come si suol dire, ci sa fare. Supportata da una band elettrica tradizionalmente rock arricchita da un quartetto d’archi, la bella ma ancora un po’ impacciata cantante ha sciorinato per due ore – in un Palaolimpico tristemente mezzo vuoto: forse un anno fa gli spettatori sarebbero stati il doppio – un buon pop tendente alla malinconia, tra echi di hip hop all’acqua di rose (“National Anthem”), rimandi a Lady Gaga (“Summertime Sadness”) e un paio di cover (“Blue Velvet” e “Knockin’ on Heaven’s Door”). Unica nota stonata del concerto: la lunga coda strumentale che ha chiuso l’esibizione, assolutamente fuori luogo, portata avanti all’infinito dalla band mentre Lana, scesa a ridosso delle prime file, firmava autografi e faceva foto con i fan. I quali, ovviamente, hanno invece gradito molto, incuranti di ciò che stava accadendo sul palco.

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