Settimana Santa: e il Bach sacro esce puntualmente dal letargo in cui vive in Italia nel resto dell'anno. Ma per tanti appassionati del Kantor di Lipsia è più una festa che una mortificazione quaresimale. E l'interesse si moltiplica se in cartellone compare il nome del tenore Christoph Prégardien, evangelista ufficiale di tante "Matthäus-Passionen", presentato dal Bologna Festival in un esclusivo concerto vocale e strumentale in cui dirige il gruppo di "strumenti originali" Le Concert Lorrain. La resa esecutiva condivide pregi e limiti di quegli strumenti: lo scotto da pagare per godere delle sonorità antiche è sempre certa precarietà nell'intonazione e debolezza di suono, al punto che il flauto traverso rimaneva costantemente schiacciato dagli archi nella Suite che pur lo vedeva solista, e fin nella celebre Badinerie. Colpa primaria, forse, del primo violino Florian Deuter, che richiedeva al suo strumento il massimo della sonorità, costringendo poi la collega Monica Waisman a stargli forzatamente al pari nel concerto per due violini, conclusosi fra qualche innaturale squilibrio sonoro. La vocalità altrettanto "antica" di Prégardien ci restituiva con grande varietà di accenti e di fraseggi due cantate luterane per tenore solo, nelle quali i recitativi cesellati sulla parola uscivano se possibile ancor più seducenti delle arie, grazie anche all'ampia pratica liederistica che ne ha contraddistinto l'ormai lunga carriera canora. La voce del tenore, si sa, è la prima a sfiorire; ma se il nostro artista prossimo ai sessant'anni ha evidenziato qualche incertezza nell'affrontare l'acutissima Cantata n. 55, ha poi ritrovato tutto il suo aplomb nella bellissima Cantata n. 82 che chiudeva al meglio il programma. Pubblico non straripante, ma successo calorosissimo.
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento