Il nuovo teatro c’è
Festa grande per il Nuovo Teatro di Firenze
Recensione
classica
E così si è inaugurato il nuovo Teatro dell’Opera di Firenze, inaugurazione parziale della sola sala destinata, in futuro, all’opera. L’enorme foyer disegnato da Paolo Desideri era pieno di invitati eccellenti, fra cui segnaliamo almeno Gianni Letta, giacché tutta l’operazione nuovo teatro a Firenze si è svolta sotto l’egida dell’ex presidenza del Consiglio per le celebrazioni del 150.mo. Anche in assenza del presidente Giorgio Napolitano c’è stato comunque l’inno di Mameli, con il pubblico che su invito di Zubin Mehta si è unito al coro. Il sindaco Matteo Renzi, salito alla ribalta in quanto presidente della Fondazione prima del concerto per i ringraziamenti di rito, e la sovrintendente Francesca Colombo, hanno colto così il frutto di un lavoro che altri avevano preparato, primo fra tutti Zubin Mehta che si era battuto per anni per questa nuova casa per la sua orchestra. E, in effetti, il risultato acustico, per quel che riguarda l’ascolto dal vivo, c’è, con una resa più generosa e insieme più trasparente, che riequilibra i rapporti fra archi e fiati, del tutto a sfavore delle corde al Teatro Comunale, dove comunque, da gennaio, si dovrà tornare in attesa del completamento dei lavori. Beethoven, la Leonora III, gli omaggi beethoveniani di Gegenliebe, novità assoluta di Sylvano Bussotti, e la Nona, la Nona estroversa e pastosa di Mehta, ma con qualcosa in più, dalle pulsazioni più vibranti del timpano nello Scherzo, allo sgranarsi tanto più bello delle variazioni degli archi sul morbido tappeto dei legni nell’Adagio. Tanto successo per tutti, Sylvano Bussotti, festeggiatissimo, solisti (Iréne Theorin, Stella Grigorian, Michael Schade, Albert Dohmen), coro e orchestra. Ma ora, per questo teatro nuovo e grande, c’è un futuro tutto da inventare.
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