Precipitato di kraut
Michael Rother e la musica dei Neu! a Hiroshima Mon Amour
Recensione
pop
Julian Cope, nel suo "Krautrocksampler", scriveva che se i Neu! si fossero sciolti dopo aver scritto solamente "Hallogallo" avrebbero comunque cambiato la storia del rock. Probabilmente c'è del vero: quel capolavoro a motore fatto di cassa in ottavi e chitarre che entrano ed escono dal loop di basso, nel '72 ha illuminato una nuova via a centinaia di musicisti, dagli Wilco ai Tortoise, da Cope stesso ai Radiohead. Allucinante, se si pensa allo scarsissimo peso commerciale che la minuscola produzione del duo teutonico (diciamo cinque dischi, duecento minuti scarsi di musica) ha ottenuto dal mercato. Ora che il 50% dei Neu! si è ricongiunto con l'universo, Michael Rother ha scelto di rimettere in pista il marchio con l'aiuto, dietro alle pelli, di Steve Shelley dei Sonic Youth; al basso il funzionale Aaron Mullan dei Tall Firs. L'asso di briscola cala subito al primo pezzo, ma "Hallogallo" diventa una specie di delirio noise di Rother: sappiamo che imbraccia una chitarra per gli sferraglianti nitriti che provengono da dietro un enorme bancone effetti dietro cui si nasconde. La ritmica "motorik" di Shelley, seppur di perforante semplicità, è la dimostrazione di come non sarebbe mai sufficiente una banale drum machine per riprodurre un 4/4 vigoroso: calato perfettamente nella parte, per tutto il set Shelley gioca minimalmente con i tom dando profondità alla paranoica corsa della base ritmica. Quando Rother interpreta classicamente il ruolo del chitarrista, i pezzi si fanno gommosi e posticci, vicini come mood al divertente (ma mediocre) "Neu!4"; ma quando i tre danno sfogo al minimalismo kraut, umanizzando la tecnologia tra feedback e distorsioni, veniamo assaliti da qualcosa che va oltre al puro genio: è un precipitato di genialità, quel che deve rimanere di un'idea geniale.
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