Giù e giù da un palco
A Spaziale una serata hardcore con protagonisti Monotonix, Fucked Up e il pubblico tutto
Recensione
pop
A fine sera i pesci fuor d'acqua sono sembrati i Bud Spencer Blues Explosion, che per il loro set hanno osato utilizzare la struttura precedentemente nota come "palco". A loro discolpa il sacro fuoco del rock'n'roll, che gli ha fatto sfoderare cover affilatissime (poderosa "Hommage à Violette Nozières" degli Area, esaltante "Hey boy, hey girl" dei Chemical Brothers).
Dopodiché il grosso palco davanti a Spazio 211 è stato solamente una specie di monumentale errore, nessuno voleva restarci. Gli israeliani Monotonix sono indescrivibili, a meno che non li abbiate già visti: la formula chitarra-batteria-voce è un compendio - seppur interessante, visto che le loro prodezze su disco verranno supervisionate da Steve Albini - a quello che si rovescia sul pubblico. Che generalmente è il cantante direttamente, o pezzi della batteria, o la birra che avevi in mano fino a un secondo fa: concetti come "stage diving" o "happening itinerante" vengono reinterpretati con uno spirito demolitore garage rock, riesce difficile anche parlare di concerto. Un bidone della spazzatura rovesciato sul batterista, il lancio degli spettatori tra la folla, l'assolo di timpano sulle spalle dei fans è roba che va oltre il puro situazionismo.
E il concerto per pubblico e band hardcore prosegue con i granitici Fucked Up, i cui cinque sesti rimangono per esigenze tecniche on stage; e d'altra parte l'immagine da nerd dei musicisti poco si sposa col wall of sound che le tre chitarre sparano. Pezzi che dal vivo diventano monolitici, di grande coinvolgimento. Il protagonista è l'orso sudato di nome Damian Abraham, 200 chili a torso nudo che corrono incontrollabili tra il pubblico sbattendo il microfono in bocca a chiunque. Un paio di urla le abbiamo tirate anche noi: 4 secondi di gloria nell'happening di Spaziale.
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