Liturgie sonore: il violino e l’ultimo Nono
Firenze: Enzo Porta ripropone “La lontananza nostalgica utopica futura”
Recensione
classica
AntiCOntemporaneo è la rassegna realizzata a quattro mani dall’Homme Armé e da Tempo Reale, protagonisti fiorentini rispettivamente della musica antica e della musica elettronica ed elettroacustica, connubio singolare quanto perfetto per un pubblico interessato a tirarsi fuori anche d’estate dall’effimero e dalle ovvietà o quasi delle arene. Così è stato ieri al Museo Marini di Firenze con la riproposta di “La lontananza nostalgica utopica futura” per violino con nastro magnetico (1988), penultima composizione di Luigi Nono che la definì “madrigale per più caminantes” e la scrisse per e con Gidon Kremer. Preceduta da un’introduzione di Daniele Spini, affidata ad un illustre esperto del violino contemporaneo, Enzo Porta, i cui interventi erano dislocati tra più leggìi sparsi intorno al pubblico, e alla regìa del suono di Patrizio Barontini, l’esecuzione ha riproposto l’ultimo Nono, la sua ricerca liminare sulla vita del suono quietamente indagata - suoni armonici, tensione estrema verso le sottigliezze della gamma dinamica e timbrica - attraverso la tecnologia, nella marcata, quasi ascetica chiave di spiritualizzazione ritrovata dal musicista veneziano oltre la lunga stagione dell’impegno, rifiutando le figuralità riconoscibili del melos, ma forse anche inseguendo, pur attraverso il mezzo tecnologico, l’utopia di un Naturlaut di sonorità scroscianti, schioccanti, frinenti. “Madrigale” forse perché le otto piste del nastro, dove resta traccia del suono e della voce di Kremer, si sovrappongono talvolta in polifonie compatte o articolate, “utopica” forse perché queste liturgie sonore dell’ultimo Nono sembrano presupporre, per dir così, una chiesa di tutti celebranti, ascoltatori compresi. “Futura”, ma anche ben presente: ottimo successo.
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