Nella reggia borghese di Alcina

Alla Scala Alcina di Händel con la regia di Robert Carsen

Recensione
classica
Teatro alla Scala
10 Marzo 2009
Alcina muore. Anzi, si suicida. L’idea base dello spettacolo del regista Robert Carsen è fare della protagonista il cuore drammaturgico dell’azione, sfrondando tutta la meraviglia barocca che il testo di Händel richiederebbe per concentrarsi sui rapporti che i diversi personaggi intessono con ella. Sai che novità, si dirà: ma non si è Carsen per niente, e la regia è un’incredibile crescendo nei meandri delle psicologie affettive. La cura della recitazione è estrema, facendo di Alcina una sorta di eroina borghese cui Morgana è serva: la complicità delle magnifiche luci di Jean Kalman e le scene austere di Tobias Hoheisel fanno di questo spettacolo (nato dieci anni fa all’Opéra di Parigi) un caposaldo dell’interpretazione del teatro barocco e un must per qualunque appassionato di teatro. Del resto, che cos’è, se non puro teatro, quel rannicchiarsi di Alcina sola nel buio angolo di una stanza mentre canta “Ah mio cor”? O lo stupendo finale con l’allontanarsi degli uomini prigionieri della maga (completamente nudi per tutto il resto dell’opera), liberi di tornare alla quotidianità di un amore umano, troppo umano? Va detto che la riuscita di questa produzione non sarebbe stata possibile senza cast e direttore all’altezza: Antonini, alla guida di un’orchestra a ranghi ridotti (quasi interamente di casa), sigla il suo capolavoro; gli basta un cenno della mano per chiedere o meno un vibrato, un accento, un emergere delle voci interne per un Händel vivo come non mai. I cantanti hanno punte eccellenti in Anja Harteros, imponente protagonista, e Monica Bacelli, che ha dipanato un “Mi lusinga il dolce affetto” da lasciare la platea senza fiato. Pessima, invece, la prova di Patricia Petibon fra le vette della tessitura di Morgana, ridotta a vocina striminzita di dubbia intonazione.

Interpreti: Anja Harteros (Alcina) Monica Bacelli (Ruggiero) Patricia Petibon (Morgana) Kristina Hammarström (Bradamante) Jeremy Ovenden (Oronte) Alastair Miles (Melisso)

Regia: Robert Carsen

Scene: Tobias Hoheisel

Costumi: Tobias Hoheisel

Coreografo: Philippe Giraudeau

Orchestra: Orchestra del Teatro alla Scala

Direttore: Giovanni Antonini

Coro: Coro del Teatro alla Scala

Maestro Coro: Bruno Casoni

Luci: Jean Kalman

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.

classica

A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista