Il giovane Riccardo e la grande Martha
Prima assoluta di Panfili, uno dei due soli italiani moderni nella stagione di S.Cecilia
Recensione
classica
Riccardo Panfili per presentare la sua novità assoluta Danzario cita in poche righe Giordano Bruno, Bachtin, Rabelais e Deleuze, ma per fortuna poi scrive una musica nient'affatto velleitaria, una guizzante successione di movimenti di danza, ora caricaturali ora orgiastici, con la cornice un po' mistica d'un lento rituale di preparazione e d'un finale oscuro. È un pezzo per grande orchestra, di durata non trascurabile e scritto benissimo. È pullulante d'idee e apparentemente indisciplinato, ma sottili collegamenti gli danno un'interna coerenza, mentre l'attenzione è tenuta viva da effetti abilmente calcolati, che guardano a tutto quel che è successo negli ultimi cent'anni, da Strauss a Berio, con l'eclettismo connaturato ai giovani compositori d'oggi. Un bel debutto, accolto con caldi applausi da un pubblico spesso definito ultraconservatore, una bella scusa per non eseguire musica contemporanea. Panfili aveva vinto il concorso internazionale dell'Accademia nel 2006: per l'esecuzione ha dovuto aspettare tre anni, ma è stato abbondantemente compensato da tre concerti esauriti, più una tournée in Spagna. Gli esauriti ovviamente erano per Martha Argerich. Conoscete sicuramente il primo Concerto di Beethoven: dimenticatevelo, perché non è quello vero, che lei ci ha fatto ascoltare ora per la prima volta. Tutto era diverso. Non che abbia fatto il minimo arbitrio o la minima forzatura, semplicemente l'ha riscoperto. Senza pensare al retaggio di Mozart e alle anticipazioni del Beethoven futuro, l'ha suonato come l'opera d'un giovane genio, fremente d'intuizioni, inquieto di scoperte, emozionato del nuovo mondo sonoro che gli si schiude. Pappano, in piena sintonia, dialogava splendidamente. Poi la Quinta di Shostakovic, ottimo banco di prova per un'orchestra in gran forma.
Orchestra: Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia
Direttore: Antonio Pappano
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