Essenzialità e mestiere

Un allestimento scenograficamente nullo per dare spazio all'inventiva registica e un cast vocale di buona esperienza sotto la bacchetta ottimale di Jurowski

Recensione
classica
Teatro Comunale Bologna
Bedrich Smetana
15 Maggio 2003
La Stagione lirica 2002/03 del Teatro Comunale di Bologna si segnala per l'ecletticità, toccando generi e stili i più disparati. Con "La sposa venduta" del boemo Bedrich Smetana arriviamo alla rarità assoluta di un titolo popolarissimo nella terra natìa, abbastanza noto nei paesi tedeschi, ma scarsamente rappresentato da noi, nonostante la curiosa concomitanza di un diverso allestimento triestino non più tardi di tre mesi fa. Il debutto bolognese dello Smetana operista s'inserisce in una pluriennale programmazione di titoli dell'est europeo e rappresenta quest'anno il culmine di una sorta di piccolo festival slavo affidato alla bacchetta di Vladimir Jurowski, inauguratosi il mese scorso con una preziosa "Iolanta" di Cajkovskij in forma di concerto. Jurowski è il direttore giusto per tali partiture, e l'ha dimostrato ampiamente anche in questo nuovo cimento, offrendoci un'orchestra timbricamente smagliante e una solida concertazione delle voci. Sul palcoscenico, interpreti delle più disparate nazionalità (con la curiosa presenza del veterano Richard van Allan in un ruolo del tutto marginale): nessun cantante memorabile, ma tanto ottimo mestiere nel soprano austriaco Martina Serafin, nel tenore slovacco Ludovit Ludha, nel caratterista ceco Otokar Klein, nel basso russo Maxim Mikhailov, particolarmente apprezzabile come attore. Il teatro comico slavo, col suo clima favolistico così connaturato al folklore locale, rischia spesso di lasciare un po' freddo lo spettatore italiano, che l'osserva come un oggetto estraneo a sé. Non fa eccezione questa "Sposa venduta", nonostante i ripetuti rossinismi di recupero che fuoriescono di quando in quando dalla partitura, accolta con tepidezza dal sempre più scarso pubblico delle "prime". A tener vivo lo spettacolo ci ha pensato il regista tedesco Andreas Homoki, attuale sovrintendente della Komische Oper di Berlino, da dove giunge l'allestimento. Ambientato il tutto in un non meglio identificato paese d'oltrecortina, fra contrabbando di birra, sigarette e vestiti americani (naturalmente di pessimo gusto), la lettura registica ha fatto totale affidamento alla recitazione, come in uno spettacolo di prosa, creando dal nulla situazioni narrative sovrapposte al testo cantato ma non ad esso contrapposte. Unico elemento scenico: uno steccato che attraversa l'intera larghezza del palcoscenico, in posizione assai avanzata, così che l'azione si svolge tutta al proscenio. In tanta semplicità e (di questi tempi va sottolineato con doppia riga) in tanta economicità di mezzi, nulla è tuttavia venuto a mancare alla narrazione visiva, offrendoci una vera lezione di regia. Peccato soltanto che il pubblico, uso allo sfarzo e alla grandiosità che caratterizza gli allestimenti registici, finisca per considerare tanta essenzialità una povertà di idee.

Note: Allestimento Komische Oper, Berlin. In lingua originale con sopratitoli in italiano

Interpreti: Krusina, contadino Alexander Teliga; Ludmila, sua moglie Anne Wilkens; Marenka, loro figlia Martina Serafin; Micha, possidente Richard van Allan; Hata, sua moglie Monica Minarelli; Vasek, loro figlio Otokar Klein; Jenik, figlio del primo matrimonio Ludovit Ludha; Kecal, sensale di matrimoni Maxim Mikhailov; Il capo dei commedianti Slava Voinarovskij; Esmeralda, una commediante Olga Schalaeva; Un indiano, commediante Alessandro Grato

Regia: Andreas Homoki

Scene: Frank P. Schlössmann

Costumi: Mechthild Seipel

Orchestra: ORCHESTRA DEL TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA

Direttore: Vladimir Jurowski

Coro: CORO DEL TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA

Maestro Coro: Marcel Seminara

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