Scortesie per gli ospiti

Recensione
classica
Teatro Regio Torino
Giuseppe Verdi
03 Dicembre 2002
Più che per desiderio di potere, Macbeth e Signora, uccidono perché per loro il delitto è un'attività erotica: così spiega David Pountney, regista del "Macbeth" di Verdi in scena da ieri sera al Teatro Regio di Torino. Ecco allora che i due coniugi diventano sulla scena una coppia sadomaso: lei, vera e propria dark lady in stile Morticia Adams canta "La luce langue" accarezzando il marito disteso a terra, e mentre i sicari uccidono Banco, li vediamo, in controluce, impegnati in un amplesso. Il mondo, il cuore dei diabolici coniugi, è un cubo di cemento, che viene spostato da attrezzisti di scena in tuta da decontaminazione nucleare e all'interno del quale le pareti sono specchi. Attorno a loro si agita un mondo di difficile comprensione: le streghe sono donne in abiti moderni, rossi, che ascoltano la radio o giocano con l'hula-hop (cosa vorrà significare quella strega con il basco rosso in stile Amèlie che dipinge ossessivamente una porta per tutto il tempo?), i sicari sono buontemponi con il cappellino da baseball che si divertono a travestirsi da donna per uccidere Banco, il piccolo Fleanzio, il figlio di Banco, gira con una macchina da scrivere portatile (forse perché sarà lui a raccontare ai posteri quello che è successo?) e perché il povero Macbeth, in balia delle streghe, si lascia dipingere le unghie, vestire da donna e coinvolgere in un improbabile tango? Insomma, tra apparizioni di zombie e scortesie per gli ospiti (nel brindisi la perfida Lady si diverte a versare il vino sul tavolo e a sbeffeggiare Macduff) il pubblico cerca invano una chiave di lettura che illumini Shakespeare e Verdi. Eppure ci sono immagini molto belle ed emozionanti, come quella della Lady che entra seguita da una lunga tenda nera ("Regna il sonno su tutti") o l'idea di proiettare su tutto il palcoscenico le parole della lettera di Macbeth, una vera ossessione per la Lady. Sul piano musicale le cose vanno molto meglio con una coppia di grandi professionisti come Sylvie Valayre e Leo Nucci. Lei, un vero animale da palcoscenico, canta con sicurezza e senza fare una piega anche dall'alto del cubo o distesa a terra e il suo sonnambulismo è una straziante lezione di follia, lui è perfetto nel delineare la discesa agli inferi del suo personaggio, dallo stordimento del potere alla consapevolezza del fallimento. Sul podio Bruno Bartoletti ci restituisce un Verdi ricco di sfumature e di tensione. Il non foltissimo pubblico della prima ha applaudito calorosamente i cantanti, il regista, forse in polemica con l'orchestra che ha chiesto un breve intervallo tra primo e secondo atto, e che lui non voleva, non si è presentato al termine dell'opera.

Note: allestimento Opernhaus Zürich

Interpreti: Macbeth, generale dell'esercito del re Duncano baritono: Leo Nucci / Phillip Joll (4, 6, 11, 14, 17); Banco, generale dell'esercito del re Duncano basso: Andrea Papi / Konstantin Gorny (4, 6, 11, 14, 17); Lady Macbeth, moglie di Macbeth soprano: Sylvie Valayre / Tatiana Serjan (4, 6, 11, 14, 17); La dama di Lady Macbeth mezzosoprano: Lorena Scarlata / Paola Gardina (4, 6, 11, 14, 17); Macduff, nobile scozzese, signore di Fiff tenore: Antonello Palombi; Malcolm, figlio di Duncano tenore: Massimiliano Pisapia; Il medico basso: Carmine Monaco; Un domestico di Macbeth basso: Vladimir Jurlin / Ignazio De Simone (12, 14, 15, 17, 18); Il sicario baritono: Alessandro Inzillo / Paolo Lovera (12, 14, 15, 17, 18); Prima apparizione baritono: Vincenzo Vigo; Seconda apparizione voce bianca: Camilla Santucci; Terza apparizione voce bianca: Francesco Contino

Regia: David Pountney

Scene: Stefanos Lazaridis

Costumi: Marie-Jeanne Lecca

Coreografo: Vivienne Newport

Orchestra: Orchestra del Teatro Regio

Direttore: Bruno Bartoletti

Coro: Coro del Teatro Regio

Maestro Coro: Claudio Marino Moretti

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