"Figuratevi se il nostro pubblico con tendenze tanto diverse da quelle di 50 anni fa, potrebbe avere la pazienza di ascoltare i due lunghi atti dell'Oberto!". Lo scriveva Giuseppe Verdi, parlando della sua opera d'esordio, nel 1889 quando si cercava in ogni città di organizzare un Giubileo in suo onore e lui resisteva ad ogni invito, tentando con ogni mezzo di smorzare inziative ed entusiasmi. Strana storia quella dell'Oberto. Nel 1839 rivelò ai milanesi l'estro del musicista di Busseto, ne fece conoscere negli anni immediatamente successivi il nome in altre città, poi scomparve fino alla metà del Novecento e da allora torna episodicamente senza tuttavia riuscire ad entrare stabilmente in repertorio. Pesa probabilmente il giudizio stesso del musicista, come si è visto, non tenero nei confronti della sua fatica giovanile. Eppure "Oberto" nonostante un libretto sciagurato, offre pagine interessanti che il pubblico genovese ieri sera ha potuto apprezzare al Carlo Felice. Inaugurazione di stagione alquanto anomala. Titolo poco frequentato, compagnia di giovani: l'allestimento era in collaborazione con lo Sferisterio di Macerata e con l'Accademia di perfezionamento per cantanti lirici della Scala. Molti melomani hanno disertato tanto che la galleria del Teatro era vuota, ma lo spettacolo è risultato di ottimo livello e avrebbe meritato una cornice più festosa. Nicola Luisotti ha assicurato dal podio una lettura estremamente efficace e ricca di soluzioni espressive. Ha dato slancio al lirismo verdiano (a tratti ancora acerbo, ma qua e là fluido e ispirato come nelle opere mature), ha sottolineato gli accenti drammatici: si pensi allo splendido quintetto che chiude il primo atto o al doloroso epilogo di Leonora. Ottimo il cast. Cinque giovani, si diceva, agli inizi di carriera, da seguire con attenzione. A cominciare da Anja Kampe, splendida Leonora per partecipazione espressiva e duttilità vocale. Poi, Giovanni Battista Parodi, eccellente Oberto, Yasuharu Nakashjima, agile Riccardo, Larissa Schmidt, incisiva Cuniza e Sara Eterno apprezzabile Imelda. Bene anche il coro, diretto da Giovanni Andreoli. Pier'Alli ha firmato regia, scene e costumi. Ha ambientato l'opera nell'Ottocento e puntato su una rigida staticità caricata dalla platealità dei gesti. Una lettura tecnicamente irreprensibile, ma forse limitativa soprattutto se si considera la possibilità di lavorare con giovani duttili ed entusiasti, in grado di assicurare freschezza e vivacità sul palcoscenico.
Note: all. in collaborazione con lo Sferisterio di Macerata e con l'Accademia di perfezionamento per cantanti lirici della Scala
Interpreti: Anja Kampe,Giovanni Battista Parodi,Yasuharu Nakashjima,Larissa Schmidt,Sara Eterno
Regia: Pier'Alli
Scene: Pier'Alli
Costumi: Pier'Alli
Orchestra: Orchestra del Teatro Carlo Felice
Direttore: Nicola Luisotti
Coro: Coro del Teatro Carlo Felice
Maestro Coro: Giovanni Andreoli