Un Viaggio leggero e alato
Riproposto il bell'allestimento di Emilio Sagi, con voci un po' gracili ma ben indirizzate
Recensione
classica
Era difficile credere che quell'Emilio Sagi che la sera prima aveva firmato l'eccessiva regia dell'Equivoco stravagante fosse lo stesso che la mattina dopo ci ha regalato un Viaggio a Reims così leggero, delicato, trasparente, fatto di niente: la terrazza d'uno stabilimento balneare affacciata sul luminoso azzurro del mare e del cielo e una decina di sedie a sdraio, con i personaggi che indossano tutti vestiti e accappatoi bianchi nella prima parte e abiti da sera neri nella seconda, ma sono sottilmente differenziati nel comportamento, traendo il maggior partito possibile sia dai diversi tipi fisici dei cantanti sia da quel minimo di caratterizzazione di cui Rossini li gratifica. Nonostante le oltre due ore di questa "cantata scenica" siano quasi prive di azione, la staticità è evitata da un continuo di azioni piccole o minime, che tendono desta l'attenzione senza diventare mai invadenti. E alla fine un piccolo colpo di scena: Carlo X, per la cui incoronazione Rossini compose Il viaggio a Reims, compare personalmente in scena a ricevere l'omaggio tributatogli, ma è solo un bambino con una corona di carta in testa e dei palloncini colorati in mano, che si siede sul ciglio del palcoscenico, dondolando i piedi nel vuoto, mentre tutti cantano "Viva il diletto augusto regnator". Era una piccola magia teatrale, che riusciva a rendere ironico e allo stesso tempo commovente quest'elogio cortigiano. L'allestimento de Il viaggio a Reims firmato da Sagi probabilmente non diventerà mitico come quello di Ronconi ma è già un appuntamento fisso del festival rossiniano, infatti già lo scorso anno, come questo e il prossimo e chissà per quanti altri ancora, è stato scelto per presentare i giovani cantanti dell'Accademia Rossiniana. In questi casi è giocoforza prendere quel che la fortuna offre: questa annata è stata senza dubbio meno buona della precedente ma, sebbene qualche voce fosse un po' gracile, lo spirito e lo stile erano giusti, grazie anche all'ottima guida della bacchetta di Pietro Rizzo, un altro giovane. Spiccavano su tutti due bassi, Wojciech Gierlach, voce importante ma impostata alla russa, e Marco Cristarella Orestano, molto simpatico e comunicativo. Da segnalare anche Gabriella Collecchia, Rossella Bevacqua, Saimir Pirgu, Anna Malavasi, Omar Montanari e Carmine Rinaldi.
Interpreti: giovani cantanti dell'Accademia Rossiniana
Regia: Emilio Sagi ripr. da Elisabetta Courir
Scene: Emilio Sagi
Orchestra: Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
Direttore: Pietro Rizzo
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
classica
Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.
classica
A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista