Non è un'uscita recentissima, ma vale certamente la pena di spendere due parole per la raccolta Spirit of Malombo (Strut Records) che racconta l'incredibile fusione tra le sonorità jazz e i ritmi sudafricani ideata dal batterista Julian Bahula lungo un arco temporale che va dalla metà degli anni Sessanta al 1984.
La miscela, che unisce le percussioni malombo a chitarra e flauto, aveva anche una forte connotazione politica, con i Malombo Jazz Makers (il gruppo formato da Bahula con Philip Tabane, Lucky Ranku e Abbey Cindi), apertamente schierati sul fronte anti-apartheid, tanto da partecipare anche a alcuni concerti accanto a Steve Biko, il coraggioso attivista ucciso dalla polizia e celebrato anche da una famosa canzone di Peter Gabriel.
Come accaduto anche a altri musicisti sudafricani (pensiamo ad esempio agli stellari Blue Notes), anche Bahula è costretto all'esilio e forma, in Inghilterra, i Jabula, band che non smette di appoggiare l'Anti-Apartheid Movement e di pensare alla propria musica come un veicolo di informazione e propaganda, andando a sensibilizzare, tra i primissimi, l'opinione pubblica internazionale sulla prigionia di Nelson Mandela.
Curata dal sempre informatissimo Frances Gooding, questa raccolta (disponibile in doppio cd o vinile) è accompagnata da un ricchissimo libretto ed è equamente suddivisa tra le tracce con i Malombo Jazz Makers e quelle con i Jabula.
Le prime hanno un carattere semplice, quasi "pastorale", con il flauto a cucire agrodolci melodie sopra le percussioni e le ipnotiche trame della chitarra. Le seconde hanno una connotazione più urbana e psichedelica, giovandosi di un maggior numero di strumentisti e di un'anima funk che trasferisce i ritmi originari su un piano più estroverso e globale.
Riscoprire queste tracce è una vera gioia, sia per il valore strettamente documentale che per quello più strettamente musicale, ancora forte e incisivo a tanti anni di distanza.
Consigliatissimo!