Whisky Trail
Concerto
Materiali Sonori
Michel Balatti
The Northern Breeze
Felmay
Nel 1975, tra le molte faccende che interessano società e musica, Malcolm McLaren apre il negozio di abbigliamento “punk” che farà da trampolino di lancio per i Sex Pistols l’Unione Sovietica lancia la sonda Sojuz 17, si formano gli Iron Maiden, Margaret Thatcher prende il potere, l’aereo supersonico Concorde effettua la prima trasvolata atlantica con persone a bordo. E In Italia, pieno cuore di quel decennio troppo sbrigativamente descritto come “anni di piombo”, si formano i Whisky Trail.
La “pista del whisky” è una delle prime formazioni a suonare nel Bel Paese musica celtica, un termine che allora per fortuna non evocava raduni di gente con camice verdi e corna di plastica, slogan razzisti e campanilismo d’accatto. Allora la cultura democratica amava invece esaltare le “differenze”, anche in musica, quali che fossero le latitudini, concepite come valore aggiunto a discorsi troppo spesso orientati su un pensiero unico. Si misuri l’oceano di distanza che ci separa da quei quattro decenni or sono, ma si renda grazie al fatto che qualcuno è riuscito a passare indenne attraverso mille burrasche ed alcune decine di capriole della storia, continuando ad approfondire la conoscenza, la pratica, la diffusione, l’educazione a note certo non banalizzabili: i Whisky Trail, ad esempio.
Per festeggiare il quarantennale di un percorso accidentato, ma anche pieno di belle soddisfazioni, esce Concerto, un cd che ha il minutaggio esiguo di un vecchio ellepì, poco più di trenta minuti di musica, ma raccoglie uno scrigno concentrato di emozioni. Si tratta in pratica di un a suite dipanata in quattro ampi panneggi, "Andante", "Moderato", "Vivace", "Presto", in larga parte basati, per i testi, su un libro della grande vocalist della band, Giulia Lorimer. È musica irlandese sublimata e fluente, quella di Concerto, una sorta di folk progressivo elegante che il gruppo fiorentino potrebbe tranquillamente concedere come base a un Mike Oldfield riapparso dagli anni di Hergest Ridge o di Ommadawn.
In chiusura una breve improvvisazione dedicata a San Frediano, il santo celtico che dà nome a una chiesa celebre fiorentina.
Se Whisky Trail è l’anello di tenuta inventivo e memore della “nostra” musica gaelica, un bel frammento di presente e di futuro potete trovarlo in The Northern Breeze, musica per flauto irlandese dal giovane virtuoso Michel Balatti. Lo ricorderete dei Liguriani e nei Birkin Tree, altro gruppo “storico” del celtic revival, ma qui l'attenzione è tutta per il repertorio più legato alla tradizione, compresi un affondo al di là dell’oceano, nelle note d’Irlanda trapiantate in Usa, un valzer svedese, e alcuni notevoli spunti originali. Il tutto assorbito e approfondito in lunghi soggiorni irlandesi. Fluido e guizzante il fraseggi di Balatti, magnificamente accompagnato da specialisti quali il chitarrista scozzese Michael Bryan, Naala Kennedy alla voce e al flauto, Caitlin Nic Gabhann alla concertina, Elena Spotti all’arpa, Fabio Biale a diversi altri strumenti, dai ranghi delle due formazioni italiane.