Un caffè con l'Ensemble Masques
Originale programma dedicato alle "vie del caffè" per l'Ensemble Masques diretto da Olivier Fortin, con musiche barocche e ottomane
Un viaggio musicale ispirato alla moda del caffè importata in Europa da Costantinopoli, con una alternanza di musiche barocche e ottomane che si conclude con la celebre cantata bachiana dedicata alla bevanda “più dolce di mille baci”. Questa è la sintesi dell’originale programma registrato dall’Ensemble Masques diretto da Olivier Fortin, di cui fa parte anche la versatile ed eclettica violinista Kathleen Kajioka, costruito come un un percorso che parte idealmente da Istanbul per toccare Parigi e Londra, e che si avvale della collaborazione di tre musicisti europei che si sono dedicati alla musica della tradizione ottomana, Adrien Espinouze, Evgenios Voulgaris e Pierre Rigopoulos, che rispettivamente suonano il ney (flauto di canna), il yaylı tambur (liuto a manico lungo suonato con l’archetto), e zarb e daire (tamburo a calice e a cornice).
Solo le musiche europee hanno per tema la celebre bevanda, come Le caffè di Nicolas Bernier tratta dal suo Terzo libro di cantate del 1703 e la divertente Schweigt stille, plaudert nicht di Bach nota come “La cantata del caffè” composta a Lipsia verso il 1734 per la celebre orchestra cittadina Collegium Musicum che si esibiva regolarmente nel Caffè Zimmerman.
Il disco comprende anche due composizioni di Kathleen Kajioka, Taksim kaman e Wahda Sarabande ispirate dalle culture musicali tradizionali del Vicino Oriente, che rappresentano una sintesi moderna tra i due mondi musicali radicalmente diversi affiancati in questo disco in nome del caffè. L’unica moda musicale ispirata dalla cultura ottomana, ma non presente in questo programma, è quelle delle varie marce “turche” che erano una traduzione e reinterpretazione tonale delle fanfare militari dei Giannizzeri che al seguito degli eserciti ottomani e delle missioni diplomatiche della Sublime Porta accesero la fantasia dei compositori europei che contribuirono ad alimentare il gusto dell’esotismo orientalista.