Royal Trux, veterani del disordine

Dopo 20 anni tornano con White Stuff i Royal Trux

Royal Trux - nuovo album
Disco
pop
Royal Trux
White Stuff
Fat Possum
2019

A un certo punto, nei primi anni Novanta, sull’onda del terremoto musicale provocato dal trionfo mercantile di Nevermind dei Nirvana, la major Virgin scritturò i Royal Trux sperando di aver trovato il prossimo gruppo “alternativo” di successo.

Previsione errata: i due dischi editi con quel marchio non tramutarono in rockstar Neil Hagerty e Jennifer Herrema (la quale, per altro, divenne testimonial di Calvin Klein). L’impresa sarebbe riuscita nel decennio seguente ai White Stripes, con cui i Royal Trux condividevano – oltre all’assetto in duo – un patrimonio genetico costituito dal blues e dal rock’n’roll. Il loro approccio a quei codici, tuttavia, era brusco e a volte radicalmente sperimentale, ad esempio nel classico Twin Infinitives, datato 1990, dunque di difficile digeribilità.

A ciò si aggiungano cattive abitudini e comportamenti scapestrati (Herrema ha avuto i suoi guai con la giustizia statunitense…), cosicché nel 2000, terminata la love story che li legava, cessò pure l’attività artistica. Sotto quest’ultimo aspetto, si sono riconciliati nel 2015, ricominciando a dare occasionalmente concerti, dai quali è stato ricavato l’album dal vivo Platinum Tips + Ice Cream, tanto da prenderci gusto e confezionare ora un lavoro nuovo di zecca. A indirizzarne il corso è l’episodio che gli dà titolo e lo apre, “White Stuff”: grezzo, ingegnoso ed essenziale come si conviene.

In sequenza i "nuovi" Royal Trux alternano poi blues malevolo (“Purple Audacity #2”), irresistibili accenti glam (“Suburban Junky Lady”), un boogie caotico (“Whopper Dave”) e addirittura un’escursione inopinata verso l’hip hop (“Get Used to It” con cammeo dell’“ultramagnetico” rapper newyorkese Kool Keith). L’effetto d’insieme è al tempo stesso molesto e divertentissimo, tipo dei Rolling Stones esiliati per davvero all’inferno (ascoltare a proposito il cavernoso epilogo, “Under Ice”): bruciata la gioventù, i Royal Trux rimangono – parafrasando l’intestazione del disco pubblicato esattamente 20 anni fa – “veterani del disordine”.

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