Panda Bear & Sonic Boom, nostalgia psichedelica
Due generazioni di psichedelia uniscono le forze e guardano al passato, per un album delizioso
Due musicisti di generazioni differenti di psichedelia uniscono le forze e guardano al passato: Pete “Sonic Boom” Kember era famoso tempo addietro, quando era un membro degli Spacemen 3 – stiamo parlando della seconda metà degli anni Ottanta – per aver descritto il suo modo di lavorare come «assumere droghe per fare musica per assumere droghe». In questo secolo Noah “Panda Bear” Lennox è stato un prolifico fornitore di suoni multistratificati dal sapore lisergico o quanto meno trippy, realizzando album come solista – indimenticabile quello del 2007, Person Pitch – e con il suo gruppo, vale a dire Animal Collective, alfiere dal 2000 di un folk psichedelico spruzzato di elettronica che ha dato nel corso degli anni frutti molto interessanti, uno fra tutti Merriweather Post Pavillion del 2009.
I due avevano già collaborato in occasione di Tomboy e di Panda Bear Meets the Grim Reaper di Panda Bear, di cui Sonic Boom era stato il produttore, ma questa volta i ruoli sono paritari, con Kember che addirittura – evento rarissimo – dà un piccolo spazio alla sua voce bassa e strascicata in “Everyday”.
I due musicisti sono entrambi appassionati di musica pop degli anni Cinquanta e Sessanta e questo loro amore condiviso è il motore che alimenta Reset, album in cui i due infondono nuova linfa nei campionamenti estratti da episodi dell’era iniziale della musica pop. Se gli ultimi lavori di Panda Bear sono risultati oscuri, al punto di disorientare gli ascoltatori, questo nuovo lavoro è luminoso e limpido, spesso così innocente nelle sue melodie gioiose da sembrare un album per bambini. Il motivo per cui questo album suona così nostalgico e familiare è che l’inizio di ogni canzone è in realtà un’altra canzone della fine degli anni Cinquanta o dell’inizio dei Sessanta. Kember ha notato che le introduzioni di questi classici erano spesso abbastanza differenti dalle canzoni vere e proprie e che, se inserite in un loop, avrebbero potuto formare le basi per qualcosa di ulteriormente diverso.
L’effetto è immediato: dopo pochi secondi, prima ancora di avvertire la presenza di Lennox o di Kember, ecco esplodere gli accordi trionfali di chitarra acustica di “Three Steps to Heaven” di Eddie Cochran. Poi Lennox fa la sua comparsa con una parte vocale gioiosamente altissima e la canzone, la gloriosa “Gettin’ to the Point”, diventa totalmente sua e di Kember.
E allora possiamo immaginare di essere a Sarabanda, trasformarci nell’Uomo Gatto – Dio mio, che brutta fine… – e cercare di riconoscere i campionamenti nel minor tempo possibile. Io sono sicuro di “Save the Last Dance for Me” di The Drifters, “Denise” di Randy & The Rainbows, “Love of My Life” di The Everly Brothers, “Give It to Me” di The Troggs e della già citata “Three Steps to Heaven” di Eddie Cochran, mentre sono in forse su “Runaway” di Del Shannon all’interno della meravigliosa “Danger”, una delle mie canzoni dell’estate. Sono sicuro che qualcuno di voi saprà fare meglio.
Le voci d’accompagnamento in stile doo-wop e la semplice linea discendente di synth rendono “Edge of the Edge” una gioiosa hit andata perduta dei Beach Boys.
“Livin’ in the After” prende gli archi danzanti dei Drifters e non fa nulla di strano o sperimentale ma si limita a fargli fare il loro delizioso lavoro per tre minuti: il risultato è strepitoso.
Lennox, le cui armonie sono state spesso avvicinate a quelle di Brian Wilson, è all’altezza di tale reputazione in “In My Body”, punto centrale della raccolta e fratello spirituale di “In My Room”, brano presente in Surfer Girl, terzo album dei Beach Boys, pubblicato nel 1963.
Al termine delle nove canzoni che lo compongono, posso tranquillamente affermare che Reset è un album delizioso e che, nel mio caso, l’operazione di reset è stata salutare. Ascoltare queste vecchie canzoni in forme nuove è come ricordare un pomeriggio d’estate di tanto tempo fa: molti dettagli sono sfumati ma la magia rimane, riusciamo ancora a sentirla.
«Se hai ascoltato il loop originale con solo la parte vocale, aveva già gran parte delle potenzialità. Fin dall’inizio potevi dire che qualcosa stava accadendo» - Pete “Sonic Boom” Kemper
Inciso in tempi di pandemia, Reset è un album a suo modo confortevole, grazie alla prevedibilità di canzoni calde e piene di speranza, tratte da dischi che trasmettevano un ottimismo che oggi pare un miraggio.