Luigi Marchesi castrato superstar
Le ariette del castrato superstar Luigi Marchesi interpretate da Francesca Cassinari e Stile Galante
Il virtuosismo e l’agilità della voce del sopranista milanese Luigi Marchesi (1756-1829) furono tali che Talya Berger nel titolo di un articolo del 2016 lo ha definito il «castrato superstar».
La fama del cantante infatti si riflette in vari documenti d’epoca, come ad esempio nel carteggio tra i fratelli Verri dell’ultimo decennio del Settecento, dove la sua voce viene paragonata da Pietro a quella di un violino: «Egli ha anche l’abilità di fare un trillo granito e crescente per sei o sette toni di seguito senza interruzione come si fa negli stromenti d’arco scivolando la mano sulla corda. Egli sostiene la voce e ne riempie il teatro per vasto che sia, e a tutto ciò aggiungi che la bella sua voce è passionata, tenera, compassionevole…». Anche Alessandro Verri ne mise in rilievo l’acrobatico virtuosismo: «Invidio il piacere che avrete di sentire il Marchesi. È un meraviglioso Apollo: ma in Roma fu giudicato di stile non toccante il cuore, ardito, ornatissimo, e di tal scuola che guastava affatto il gusto del secolo già inclinato al troppo difficile […] è un cantante quasi incredibile, perché fa ciò che sembra impossibile…». Nonostante le evidenti e mirabolanti qualità vocali di Marchesi, nello scambio epistolare dei fratelli Verri si coglie anche la riserva nei confronti di una certa mancanza di sentimento capace di toccare in profondità l’anima e il cuore.
Ma l’eco della sua fama è stato ravvivato grazie al convegno internazionale che si è svolto a Bergamo nel 2015, e alla attività dell’ensemble Stile Galante diretto da Stefano Aresi che nello stesso anno ha dedicato il disco Arias for Luigi Marchesi. The Great Castrato of the Napoleonic Era, al mondo musicale del cantante.
Il gruppo musicale torna ora ad occuparsene esplorando il lato meno noto delle sua attività compositiva, con un nuovo disco pubblicato da Glossa e intitolato A Souvenir from London by Luigi Marchesi, che comprende le due raccolte di sei ariette per soprano scritte e pubblicate dal cantante durante il soggiorno londinese tra il 1788 e il 1789. Rivolte a un pubblico di amatori e destinate alla dimensione domestica di saloni e salotti, le ariette accompagnate dal pianoforte o dall’arpa hanno un tono affettuoso e intimo, anche se non mancano le concessioni virtuosistiche.
Il clima dell’epoca è efficacemente evocato grazie all’attento studio interpretativo vocale (solista il soprano Francesca Cassinari) e strumentale, e all’idea di inserire composizioni di Anne-Marie Krumpholtz, l’arpista che quasi certamente accompagnò il cantante nella esecuzione di queste piccole arie, e di altri musicisti attivi a Londra in quell’epoca, come il violoncellista James Cervetto e la pianista Veronika Chianchettini, e infine soprattutto grazie alla scelta di utilizzare strumenti d’epoca che con i loro timbri contribuiscono a stimolare l’immaginazione dell’ascoltatore.