L'inferno di Orlando di Lasso
La cappella Amsterdam diretta da Daniel Reuss interpreta il repertorio dei mottetti del compositore
Nel panorama della musica del Cinquecento il poliedrico e longevo Orlando di Lasso occupa una posizione particolare poiché la sua vasta produzione compendia praticamente quasi tutti i generi musicali in voga in Europa, in particolare per quanto riguarda le diverse forme di musica vocale. Questo disco della Cappella Amsterdam diretta da Daniel Reuss è dedicato al repertorio dei mottetti, che nel catalogo del compositore franco-fiammingo superano abbondantemente ogni altro genere, e il programma del disco si concentra su quelli scritti dopo il 1560, prevalentemente nell’ultima parte della sua lunga vita.
La scelta dei testi e dei temi rivela lo stato di malinconia che si acuì a causa dei problemi di salute, e il clima controriformistico presente nella corte ducale di Monaco, al servizio della quale Rolando de Lassus operò instancabilmente per quasi quarant’anni.
Questi aspetti sono già molto evidenti nel mottetto iniziale, Omnia tempus habet, basato sui primi otto versetti del terzo capitolo del libro dell’Ecclesiaste, che del lamento sulla vanità delle cose sottolinea l’inesorabile scorrere del tempo della vita terrena, e in altri due mottetti che utilizzano versi presi da altri capitoli dello stesso libro, Vidi calumnias e O mors quam amara.
La trasparenza della sua scrittura polifonica è il frutto di una solida e feconda tradizione oltremontana, come è evidente nel mottetto In media vita morte sumus costruito sulla omonima antifona gregoriana. L’intensa meditazione poetica e musicale sulla vita e sulla morte rappresentata da composizioni selezionate da diverse raccolte di musica sacra di Lasso si conclude con Vide homo, che è posto alla fine del ciclo di madrigali spirituali intitolato Lagrime di San Pietro, una sorta di testamento artistico-musicale scritto dal compositore nel 1594, l’ultimo anno della sua vita.