La Tosca cinematografica di Barrie Kosky
Naxos pubblica il DVD dell’allestimento dell’opera andata in scena ad Amsterdam nel 2022, prima parte di una trilogia pucciniana con la direzione musicale di Lorenzo Viotti
«Puccini ha scoperto la musica da film prima dell’invenzione della musica da film. In Tosca ci sono momenti in cui viene da dire: ‘Un momento! Ma questa è la musica di un western!’ oppure ‘Questa è la musica di un thriller’. Il secondo atto potrebbe davvero essere preso da un film di Hitchcock»: è ciò che pensa il regista Barrie Kosky di Tosca, prima parte di un trittico pucciniano con la direzione musicale di Lorenzo Viotti all’Opera Nazionale Olandese di Amsterdam, proseguito in questa stagione con Turandot e destinato a concludersi con il Trittico nella prossima.
Lo spettacolo, andato in scena fra aprile e maggio 2022 e pubblicato in DVD e Blu-ray da Naxos, è soprattutto un saggio del grande mestiere registico di Barrie Kosky e della sua abilità di fare teatro con mezzi essenziali, anche in un titolo che è sovente un trionfo della monumentalità scenografica da Zeffirelli al più recente Livermore scaligero. Lo scenografo Rufus Didwiszus lavora per sottrazione: le architetture barocche di Sant’Andrea della Valle nel primo atto sono solo immaginate in uno spazio vuoto circoscritto dal buio, dal quale escono tutti i protagonisti dell’opera e l’enorme pala d’altare animata di presenze che sostituisce la processione del Te Deum. I saloni di Palazzo Farnese sono una modernissima cucina, nella quale Scarpia affetta del pesce crudo ascoltando la cantata di Tosca, con coltelleria ben in vista e una botola che porta a un invisibile luogo di torture. Non c’è nemmeno Castel Sant’Angelo nel terzo atto ma una parete metallica coperta di scale dalle quali i cecchini sparano a Cavaradossi e Tosca compie il celebre salto nel vuoto. Spartano nelle scelte scenografiche, Kosky si concede qualche eccesso grandguignolesco (le dita amputate a Cavaradossi, che gronda letteralmente sangue nel terzo atto) ma sa costruire la giusta tensione lavorando soprattutto sulla direzione degli interpreti, quella sì molto cinematografica e valorizzata dalla regia video di François Roussillon che insiste molto sugli espressivi primi piani dei protagonisti.
Sul piano musicale, risplende soprattutto l’intensa direzione musicale di Lorenzo Viotti, frutto di due mesi di prove con la Netherlands Philharmonic Orchestra: il suono orchestrale è sontuoso, ogni particolare esaltato anche grazie all’ottima ripresa sonora. Meno brillante il cast vocale scelto verosimilmente soprattutto per prestanza scenica più che per qualità vocali. Soprattutto Malin Byström sul piano vocale manca dello spessore drammatico delle grandi Tosche del passato ma compensa con convinta aderenza al progetto scenico, soprattutto nel secondo e terzo atto. Il Cavaradossi di Joshua Guerrero ha una freschezza e baldanza giovanile ma manca di una evoluzione convincente e non basta il sangue (generoso) a dargli vita. Gevorg Hakobyan è uno Scarpia risolto con intelligenza, mai esteriore e anzi sottilmente quanto perfidamente insinuante, circondato di scagnozzi per il lavoro sporco. Federico De Michelis è un ottimo sagrestano che sembra un omaggio alla tradizione, mentre il resto del cast funziona soprattutto sul piano scenico, da Martijn Sanders come Angelotti a Lucas van Lierop come Spoletta. Di grande rilievo la prova del Coro dell’Opera Nazionale Olandese diretto da Klaas-Jan de Groot, anche se meno protagonista che nella recente Turandot del duo Viotti-Kosky, che, ci auguriamo, possa aggiungersi presto ai video di un Puccini più contemporaneo nella sua essenzialità.