La macchina infernale di The Bug

Con il nuovo album Machine, Kevin Martin / The Bug alza il livello dei bassi distorti

The Bug
Disco
pop
The Bug
Machine
Relapse Records
2024

A pochi mesi dalla pubblicazione di Disconnected, album collaborativo in compagnia del musicista ambient KMRU, uscito per l’etichetta Phantom Limb, ecco Machine, una raccolta di 12 brani, il primo album da solista interamente strumentale di Kevin Martin / The Bug e la prima uscita per la Relapse Records, un’etichetta specializzata in metal e hardcore.

Una scelta sorprendente ma, come vedremo, non così sorprendente.

– Leggi anche: L'apocalisse di The Bug

La musica presente in questo album ha preso vita come una serie di “armi da dancefloor” – la definizione è di Martin –, brani autoprodotti e resi disponibili sulla piattaforma Bandcamp: 12 brani sono stati estrapolati dai quei 5 EP pubblicati tra marzo 2023 e febbraio 2024 e sono entrati a far parte di Machine, album annunciato per il 4 ottobre ma già ascoltabile su Youtube Music. Per chi è interessato all’acquisto, dal 4 ottobre l’album sarà disponibile come doppio vinile + album digitale oppure come doppio CD contenente tutti i 21 brani dei 5 EP + album digitale. 

Non è finita: ci sarà anche una versione deluxe composta da 5 vinili contenenti i 21 brani degli EP, disponibile esclusivamente nel negozio online di Relapse Records.

Le parole impiegate da The Bug nel comunicato stampa di presentazione del disco non lasciano dubbi sul suo contenuto: «Il nuovo album è gelido e distopico, celebra la pressione dell’atmosfera e la gioia degli assalti di forza pura attraverso un sound system sovradimensionato in stanze sottodimensionate di un club». 

Se la sua musica ha le radici ben salde nel dub e nella post-techno, è indubbio che la pesantezza quasi opprimente ne sia una caratteristica costante nel corso degli anni, misurata nel peso dei bassi e non nel volume o nella distorsione, come avviene nella musica metal. È questa pesantezza, anche se di natura diversa, che legittima questa uscita per un’etichetta come la Relapse Records, come ha appropriatamente sottolineato Philip Sherburne nella sua newsletter Futurism Restated

Machine è stato preceduto da due singoli, “Annihilated (Force of Gravity)” – già compreso in Machine I - e “Departed (Left The Body Behind)” – presente in Machine IV -, canzoni caratterizzate da suoni devastanti e bassi pesantissimi: pensate che nel post scriptum al termine della presentazione di Machine I su Bandcamp Kevin esprime gratitudine nei confronti dei suoi vicini di casa per non aver chiamato la polizia.

Sono brani costruiti sulle classiche e caotiche sperimentazioni ambient di Martin, in cui fonde i mondi del dubstep, della techno, dell’electro, della dancehall e del bashment coi suoni industriali.

 Machine rappresenta anche l’ultima metamorfosi della filosofia "Macro Dub Infection" che Martin ha fatto germogliare con le serie pionieristiche di raccolte da lui curate per Virgin Records a metà degli anni Novanta, è il puzzle composto da parti separate e finalmente completato.

Leggendo il comunicato stampa scopriamo che Martin giudica momenti chiave della raccolta “Buried” e “Bodied”, brani che tengono fede ai loro titoli. Il primo smuove la terra solo col suo peso, con un’apertura basata su riff generati da macchine che si accartocciano su un beat destinato a distruggere i dancefloor.

 “Bodied” comincia con una grancassa in 4/4 corrosa dall’acido, intorno alla quale si elevano a ondate esalazioni nocive, sputando un veleno al quale nessun corpo umano potrebbe sopravvivere. È un dub industriale attraversato da riff in chiave doom metal, lento e profondo. In quanto musica davvero singolare non esistono molti paragoni a cui fare riferimento, ma prendere in considerazione gli Swans strumentali in versione dub o Aphex Twin interpretato dai Sunn O))) può rendere l’idea, quantunque Machine risulti ancora più intenso e distruttivo.

 Sono suoni densi e ipnotici, inquieti e robotici: echi distanti di precedenti progetti come King Midas Sound/G36/Zonal possono fornire indizi per scoprire le origini del suono monolitico contenuto in Machine. Ma l’impressione complessiva instilla ricordi ricorrenti e angosciosi di lunghe notti al rallentatore trascorse a essere sonicamente travolti ai rave di Valve/DMZ o dal sound system di Jah Shaka.

Jah Shaka

Queste sono canzoni destinate a soddisfare il desiderio insaziabile degli ossessionati, gli adoratori dei sound system mostruosi e dei bassi tellurici. Il mood fa paura, il suono ancora di più, le melodie sono sepolte, le armonie macchiate, perché la sporcizia è nuovamente celebrata in maniera sistematica nel reame meravigliosamente distorto di Kevin Martin, The Bug.

È tempo di rompere i coglioni ai vostri vicini, alle persone care e alle casse dello stereo. Fate salire la temperatura!

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

pop

Thurston Moore ambientalista

Nel nuovo album Flow Critical Lucidity l'ex Sonic Youth è meno “sonico” e più contemplativo

Alberto Campo
pop

I ricordi di cellofan di David Lynch

Il regista statunitense "dirige" Chrystabell in un disco architettato come un film

Alberto Campo
pop

La preveggenza pop di Cassandra Jenkins

My Light, My Destroyer è il nuovo album della cantautrice newyorkese

Alberto Campo