Il capolavoro ritrovato

Il monumentale Requiem di Bruno Maderna del 1946 risplende in un prezioso cd Stradiuvarius che documenta la prima assoluta alla Fenice di Venezia del 2009 diretta da Andrea Molino

Bruno Maderna
Bruno Maderna
Disco
classica
Bruno Maderna
Requiem
Stradivarius
2021

«…in quel momento l’unica possibilità era di scrivere un Requiem e poi morire». Così Bruno Maderna chiude l’intervista rilasciata ad una radio di Chicago nel 1970. Un epilogo forte, emblematico nella sua sintesi. Quel momento di cui parla è il 1946 (quando l’opera è conclusa), il compositore veneziano ha ventisei anni e si porta dentro cicatrici profonde, gli orrori della guerra, la Resistenza, la prigionia. Anche se il suo rapporto con la musica, da enfant prodige a riconosciuto esponente della Giovane Scuola Italiana, ha già solide radici non può che sorprendere oggi la prorompente visione creativa che questo imponente lavoro (probabilmente iniziato nel 1942) sprigiona. Una composizione per quattro voci soliste, doppia orchestra e due cori.

Poco prima, nella stessa intervista, Maderna aveva anche candidamente affermato di aver smarrito la partitura del Requiem, parlandone con un certo distacco come se oramai, affermato come uno dei maggiori avventurosi interpreti e divulgatori della nuova musica, considerasse quella composizione un peccato giovanile. L’illusione che l’opera potesse essere eseguita negli Stati Uniti grazie al compositore e critico Virgil Thomson, che tanto l’aveva apprezzata in un suo viaggio nel 1946 a Venezia, svanisce presto, troppo complesso mettere insieme quel mega organico. Quello è il momento che della partitura del Requiem, trasferita negli USA, si perdono le tracce.

Per fortuna le ricerche, l’ostinazione, la passione, le competenze del musicologo Veniero Rizzardi, sessanta anni dopo, producono frutti. Nel 2006 presso la Purchase Library della New York University viene ritrovato lo spartito del Requiem. Lo stesso Rizzardi, dopo averlo revisionato, ne cura l’edizione e tre anni dopo al Teatro la Fenice di Venezia si terrà la prima assoluta con le voci di Carmela Remigio, Veronica Simeoni, Mario Zeffiri, Simone Alberghini, il coro e l’orchestra del Teatro La Fenice, Andrea Molino direttore e Claudio Marino Moretti maestro del coro. Oggi quel documento sonoro preziosissimo del 2009, grazie all’etichetta Stradivarius, è disponibile su cd.

Oltre la sorpresa, già espressa, nello scoprire la maturità compositiva del giovane Maderna, nell’ascolto colpisce la potenza e la bellezza evocativa dell’opera che, se omaggia il passato, l’arte della fuga e le polifonie rinascimentali, non nasconde, fa trapelare nei colori, timbri e forme geometriche tracce stravinskiane ma anche suggestioni tipiche della scuola di Malipiero. Gli incroci del doppio coro rimandano anche ai Carmina di Orff ma Maderna li tratta con maggiore eleganza, meno meccanicità e fuochi d’artificio, più introspezione. La direzione di Andrea Molino riesce nel non facile compito di garantire, di fronte ad una partitura complessa, una coerenza, una tensione emotiva costante, orchestra, solisti e coro, sempre convincenti e coinvolti, firmano insieme un vero capolavoro.   

I momenti forti e commoventi si susseguono. Le tensioni tra parti soliste e coro nello splendido Dies Irae; il coinvolgente ostinato dell’attacco del Domine Jesu dove si percepiscono i colori ritmici dei pianoforti; l’ambientazione poetica, la melodia struggente dell’Agnus Dei; l’intreccio astratto, il rincorrersi del coro, solisti e delle parti strumentali di un finale Libera me, epico e stordente che sfuma in un silenzio sospeso e inquietante. Potremmo dare una doppia lettura all’approccio laico di Maderna al Requiem, al grido di dolore dell’uomo davanti alle macerie fisiche e morali della guerra intravedere un lampo di luce, uno squarcio sul futuro di un uomo nuovo, di una musica nuova. Della quale Maderna sarà un protagonista assoluto.

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