Gli uccelli di Messiaen secondo Ciro Longobardi
Il pianista Ciro Longobardi incide per Piano Classics i sette libri del Catalogue d’Oiseaux di Olivier Messiaen
Nell’articolato corpus di opere di Olivier Messiaen, i sette libri che compongono il Catalogue d’Oiseaux rivestono un posto del tutto speciale. Composto tra il 1956 e il 1958 per la seconda moglie Yvonne Loriod (che ne eseguirà la prima nei concerti della Domaine Musical di Boulez nel 1959, rimanendo un punto di riferimento interpretativo), il ciclo rappresenta uno dei più rilevanti lavori per piano del Novecento, con la sua stratificata ambivalenza tra il descrittivo e l’astratto, nonché con l’ambizioso obiettivo di descrivere non solo il canto dell’uccello di riferimento, ma l’intero ambiente regionale francese in cui era inserito.
Alle classiche integrali su disco che si sono susseguite nei decenni (dalla Loriod a Peter Hill, passando per Austbo, Muraro e altri), si sono ultimamente aggiunte la ragguardevole esecuzione di Pierre-Laurent Aimard, e ora quella di Ciro Longobardi, in un cofanetto di 3 cd per la Piano Classics.
Pianista tra i più sensibili e stimolanti nel repertorio novecentesco, Longobardi affronta i tredici “paesaggi” con una consapevolezza tecnica che gli consente di infondere differenti sfumature ai mondi che Messiaen ha fermato sulla pagina.
Il booklet spiega sinteticamente ciascun uccello e ciascun ambiente, collocando la musica nel suo contesto temporale e geografico e dando brevemente conto della ricchezza naturale che viene evocata. Coerentemente con i dettami dello stesso Messiaen – che fornisce in partitura indicazioni particolarmente suggestive e “umane”, giungendo anche a indicare un passaggio della Chouette Hulotte con l’inquietante dicitura “come il grido di un bambino assassinato” – queste indicazioni sono non solo preziose per l’esecutore, ma anche per chi ascolta, che si trova così guidato come da una voce naturalistica esperta a orientarsi in quelli che, a conti fatti, sono momenti spesso non di facilissima fruizione.
Longobardi riserva a Messiaen un tocco brillante e equilibrato, consentendo alle differenti componenti sonore del paesaggio evocato di emergere a poco a poco, consentendo a chi ascolta di abbandonarsi, una volta familiarizzato con l’ascolto, a una fruizione meno analitica, in cui il mistero della natura, il suo fascino, evochi la possibilità di riconnettersi con qualcosa che Messiaen collegava alla propria, dichiarata, spiritualità, ma che oggi, nell’intenso dibattito sul rapporto tra uomo e natura, trova ulteriori profondità. Splendido.