Concerto Italiano, un viaggio a Roma
Rinaldo Alessandrini e Concerto Italiano nella Roma settecentesca, tra Händel e Scarlatti
Il viaggio a Roma del titolo di questo disco del Concerto Italiano diretto da Rinaldo Alessandrini riguarda soprattutto il giovane Händel, che fra il 1707 e il 1708 – entrato in contatto con gli ambienti delle corti di principi e cardinali – scrisse due oratori, i primi della sua lunga e fortunata carriera musicale.
Per rappresentare Il trionfo del tempo e del Disinganno, su libretto del cardinal Benedetto Pamphilj, Alessandrini ha scelto il recitativo e l’aria intonati dalla Bellezza a conclusione di questa allegorica dissertazione in poesia e musica sulla fugacità della vita terrena; mentre per La Resurrezione, su libretto del poeta di corte della regina Maria Casimira di Polonia, ha preferito l’aria iniziale intonata dall’Angelo. Completano la parte del disco dedicata ad Händel una sonata a cinque e un duetto dalla serenata Aci, Galatea e Polifemo, eseguita a differenza dei titoli precedenti a Napoli nel 1708.
Questo panorama dell’ambiente musicale romano tra Sei e Settecento racchiude anche la Sonata a otto viole con tromba e una piccola parte dell’oratorio San Giovanni Battista di Stradella; la cantata per soprano, tromba e archi Su le sponde del Tebro di Alessandro Scarlatti; un movimento del concerto grosso Propitia Sydera di Muffat, e il n° 4 completo di quello dell’opera VI di Corelli. Da questo quadro sonoro barocco emerge la vivacità dell’ambiente musicale romano nel quale operarono stabilmente o temporaneamente compositori che hanno fatto scuola, come Corelli, Stradella e Scarlatti, e i musicisti di passaggio come Muffat e Handel che seppero assimilare il meglio della musica italiana diffondendone lo stile su scala europea. Nella antologia di musiche che risuonarono nei palazzi e nelle chiese più belle dell’Urbe risalta la straordinaria qualità, l’originalità e la bellezza della musica di Stradella, e l’intensità del lamento della parte centrale della cantata di Scarlatti, concepita nel quadro arcadico caro ai letterati e agli aristocratici dell’epoca, grazie all’ottima esecuzione della compagine strumentale di Concerto Italiano e alle eccellenti voci di Sandrine Piau e Sara Mingardo.