Clavicembalo al femminile
In un disco di Luca Quintavalle nuove prospettive di uno strumento storico dal punto di vista femminile
Il clavicembalo non è mai stato così attuale grazie a musicisti capaci di rivelarne le numerose potenzialità, e tra questi spicca Luca Quintavalle che con il suo lavoro artistico indica nuove possibilità per uno strumento che non va considerato soltanto un tramite della musica del passato, perché riesce ancora ad esprimere una intensa e affascinante musicalità che per semplicità si potrebbe definire moderna o atemporale.
Con un nuovo disco, inscritto nel solco del precedente del 2021 intitolato Italian Contemporary Music for Harpischord, Quintavalle ne da una ulteriore prova, dimostrando non solo una grande sensibilità artistica ma anche umana ed esistenziale attraverso la scelta di presentare composizioni di autrici di differenti nazionalità e di generazioni diverse che rappresentano grandi talenti, probabilmente poco noti al di fuori dei rispettivi paesi di origine o adozione, tranne il caso di Sofia Gubaidulina.
Sette composizioni su dieci sono incise per la prima volta, e per tre di queste il musicista in accordo con le autrici ha trascritto per cembalo precedenti pagine musicali pianistiche come Fire Waltz - Homage to Béla Bartók di Augusta Read Thomas (1964), Tumbáo di Tania León (1943) e Moebius-Ring di Misato Mochizuki (1969).
Dalla successione dei brani emerge un tendenziale progressivo aumento della loro durata, con agli estremi gli aforismi sonori di Three Bagatelles di Ursula Mamlok (1923-2016) e di Suite des femmages di Karola Obermüller (1977) e le lunghe e affascinanti iterazioni e variazioni di Ritorno perpetuo di Sofia Gubaidulina (1931) e di Mira di Santa Ratniece (1977), per giunta abbreviata in accordo con la compositrice, che rappresentano veri e propri universi musicali.
Nella presentazione di questo interessante e stimolante disco Luca Quintavalle spiega le motivazioni che hanno ispirato questo lavoro facendo riferimento a importanti riflessioni sulle differenze di genere, e ricordando tra l’altro il debito verso le interpreti che hanno attirato l’attenzione dei compositori moderni e del pubblico verso questo importante strumento: «Senza il fondamentale contributo di clavicembaliste come Wanda Landowska, Antoinette Vischer, Elisabeth Choijnacka, Zuzana Růžičková, Mariolina De Robertis, Annelie de Man, Genoveva Gálvez, Ruth Zechlin e molte altre, il repertorio cembalistico degli ultimi cento anni sarebbe molto più povero, quasi inesistente. La loro visionarietà e il loro coraggio hanno permesso di ripensare questo strumento anche nell’estetica musicale del ‘900, ispirando molti dei più importanti compositori del secolo scorso».