Brahms al violoncello
Francesco Dillon e Emanuele Torquati alle prese con le trascrizioni per violoncello e pianoforte di Johannes Brahms
Quando si parla di Johannes Brahms, la trascrizione non è un qualcosa di estraneo o artificioso. Non solo infatti il musicista tedesco è stato autore di numerose trascrizioni – di materiale proprio o altrui, Bach ad esempio – ma permise anche a colleghi di sua fiducia di trascrivere i suoi lavori.
È questo il caso delle trascrizioni per violoncello e pianoforte raccolte in questo splendido disco della Brilliant per le esecuzioni di Francesco Dillon e Emanuele Torquati.
La Sonata in Re Maggiore Op. 78 per violino e pianoforte è stata trascritta da Paul Klengel (stretto collaboratore di Fritz Simrock, lo storico editore di Brahms), Sei Lieder da Norbert Salter, le Nove Danze Ungheresi Op. 21 dal più famoso violoncellista del tempo, Alfredo Piatti.
Come raccontato puntualmente nel booklet del cd, tutti i tre trascrittori sono, per una ragione o l’altra, strettamente legati al pensiero brahmsiano e in molti casi (seppure non ne abbiamo una conferma certa) l’atto della trascrizione è anche qualcosa di più di un mero esercizio, come per la Sonata Op. 78, composizione intimamente legata alla melodia del Regenlied e quindi alla figura di Clara Schumann. Che la melodia passi dal violino al più scuro violoncello fornisce al pezzo un’ulteriore malinconica qualità.
Dillon e Torquati leggono questo Brahms con l’intelligenza e la sensibilità che già gli conoscevamo: essere interpreti con una spiccata attitudine contemporanea consente loro di misurare al meglio gli equilibri, facendo emergere gli aspetti più inquieti e in parte anche visionari del romanticismo brahmsiano. Si evitano sottolineature eccessive senza perdere, anzi, in efficacia emozionale, lasciando che queste pagine lascino filtrare sia lo spirito da cui provenivano che la luce verso cui sarebbero andate. Molto bello.