Beethoven Piano Trios Project, atto quarto
Il Trio Metamorphosi completa l’integrale dei trii per pianoforte del maestro di Bonn
Con questo disco, uscito qualche mese fa, il Trio Metamorphosi – Mauro Loguercio violino, Francesco Pepicelli violoncello e Angelo Pepicelli pianoforte – ha completato il Beethoven Piano Trios Project, la collana edita dall’etichetta discografica Decca che raccoglie in quattro volumi l’integrale dei trii per pianoforte di Ludwig van Beethoven.
Come avevamo segnalato in occasione dell’esordio di questa serie, anche questa quarta e ultima tappa conferma l’affinità espressiva che lega i componenti di questa formazione, capace di offrire una lettura segnata dalla una originale compattezza nutrita da una freschezza di fraseggio piacevolmente brillante.
Caratteri che, se non conducono questo trio in territori d’inedita indagine interpretativa, valorizzano senz’altro l’identità stilistica delle pagine qui affrontate, restituendo con segno efficace un confronto tra la produzione che Beethoven ha dedicato al trio costituito da pianoforte, violino e violoncello negli anni che vedono il compositore trasferirsi da Bonn a Vienna.
Un passaggio che segna sia la vita sia la sensibilità artistica del compositore e che ritrova nel percorso d’ascolto offerto da questo lavoro un’occasione di riscontro plasticamente funzionale. Come sottolinea Antonio Rostagno nelle note raccolte nel libretto che correda il disco, «porre a confronto i trii pre-viennesi con l’op. 1 n. 3 dà la misura di quanto la nuova cultura de tardo-illuminismo (la definizione è di Vincenzo Ferrone, Il mondo dell’illuminismo Storia di una rivoluzione culturale, Torino 2019) abbia messo le ali al giovane intellettuale».
Ed è proprio partendo dal Trio op. 1 n. 3 che possiamo raccogliere tutte le sollecitazioni di un linguaggio musicale che si nutre di una rinnovata complessità che diviene potenziamento delle dimensioni espressive raccolte nei quattro movimenti.
Pagine restituite dal Trio Metamorphosi con solida brillantezza, in grado di valorizzare il carattere perentorio dell’Allegro con brio iniziale, evidenziando poi l’ispirata varietà di accenti del seguente Andante cantabile con Variazioni, per poi passare con fresca prestanza attraverso il Minuetto seguente per offrire infine una lettura coinvolgente nella sua limpida vivacità del movimentato Finale.
Un orizzonte stilistico che viene in qualche modo corroborato nella sua prospettiva evolutiva dall’ideale sguardo a ritroso sulla produzione beethoveniana incarnato dai brani che seguono: dalle tre pagine accomunate dalla medesima tonalità di impianto (Mi bemolle maggiore) che ritroviamo nel Trio movement Hess 48, nel Trio Wo0 38 e nelle 14 Variazioni op. 44, per finire con il Trio Wo0 39.
Un tracciato d’ascolto che rappresenta una bella occasione per ritrovare una volta di più quella ricchezza espressiva che si conferma risorsa inesausta del genio di Bonn, materiale che il Trio Metamophosi ha saputo qui restituire con gusto e fresco e brillante, completando così un prezioso excursus del repertorio beethoveniano dedicato al trio con pianoforte.