"Musica Conservata" è l'importante convegno internazionale che si terrà al Conservatorio "Luigi Cherubini" di Firenze, dal 17 al 19 aprile, per gettare nuovamente luce sul patrimonio dei conservatori italiani, immenso, fatto di manoscritti e stampe rare, di preziosi strumenti musicali, di quadrerie, di oggettistica, di archivi di accademie, di memorabilia vari e diversi (per non dire delle stesse sedi storiche), dal Rinascimento ai giorni nostri. Davvero non è poco, e spesso, in assenza di inventari e di tutele pur minime, è stato possibile fare man bassa, come nel caso ben noto dei furti, probabilmente protrattisi per anni, degli strumenti del Conservatorio di Palermo. E non sono poche le questioni messe nuovamente sul tappeto Il convegno è promosso da Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica e dalla Società Italiana di Musicologia. Saranno presenti relatori di spicco, fra cui citiamo almeno Barbara Mc Kenzie, presidente dell'Associazione Internazionale delle Biblioteche, Archivi e Centri di documentazione musicale, e operatori in prima linea su questo fronte, come Massimo Gentili Tedeschi, Federica Riva e Tommasina Boccia dalle biblioteche dei conservatori di Milano, Firenze, Napoli. Fortemente appoggiato dalla Conferenza dei Direttori dei Conservatori, il convegno si è dato tre parole d'ordine: valorizzazione, gestione e fruibilità di questo ricchissimo e da molti ignorato "patrimonio Afam".
Ne parliamo innanzitutto con uno dei membri del comitato scientifico, Dinko Fabris (gli altri sono Marco Di Pasquale e Francesco Passadore). Tanto per cominciare a che punto è banalmente la catalogazione e la messa in rete del posseduto ? «Si è fatto molto, ma il punto è che non tutti i conservatori sono uguali e lo stato li tratta come tali. Napoli, Firenze, Venezia, Milano hanno patrimoni bibliografici ed organologici enormi, e spesso un solo docente bibliotecario come tutti gli altri». Alcuni conservatori hanno avuto accesso a fondi extra anche cospicui per la catalogazione e la digitalizzazione... «Ma ricordiamoci che stiamo parlando di patrimoni magari di due milioni di pezzi ! Un altro problema è che non tutti i conservatori hanno seguito la stessa linea di condotta, non basta che digitalizzi stupendamente il tuo patrimonio, dovresti anche passare il tuo database all'ICCU (Istituto Centrale per il Catalogo Unico)... Un buon esempio è quanto si può già liberamente consultare su www.internetculturale.it, un sito cumulativo da dove si possono scaricare i documenti a una bassissima definizione che non permette di usarli o commercializzarsi ma di rendersi conto di quello che il documento effettivamente è».
E una volta catalogato, digitalizzato, passato a chi di dovere, o restaurato e adeguatamente conservato nel caso degli strumenti, che cosa ne facciamo ? La parola alla padrona di casa, Flora Gagliardi, direttrice del "Cherubini". Dunque, il conservatorio di Firenze ha una biblioteca con fondi storici rilevantissimi come il Pitti, il Basevi e il Fondo Accademia, ha una superba collezione di strumenti che comprende fra l'altro vari Stradivari (fra cui la Viola Medicea tenore che è l'unico Stradivari al mondo a non aver subito modifiche funzionali nel corso dei secoli), e per questi si è trovata anni fa la soluzione del comodato con la confinante Galleria dell'Accademia - quella del Davide per intenderci - che ora, fra i suoi gioielli, ha anche questo Museo degli Strumenti. Che altro ? «Resta da occuparsi ancora della quadreria, dell'archivio, delle migliaia di lettere di grandi personaggi di passaggio a Firenze, musicisti e no, che hanno avuto a che vedere per qualche motivo con la vita musicale...e poi pensiamo che alla Galleria dell'Accademia sono in mostra una sessantina di strumenti sui trecento e più, gli altri sono adeguatamente conservati, ma tutti meriterebbero di essere restaurati e ogni tanto anche suonati - il mio sogno: un concerto al mese in combinazione con un manoscritto o una stampa rara della biblioteca - come abbiamo fatto fare di recente a Bruno Giuranna per la Viola Medicea e a Andrea Nannoni per il violoncello del nostro Quartetto Stradivari». E chiaramente ci vogliono bibliotecari, restauratori, conservatori, archivisti esperti... «A Firenze noi abbiamo un docente bibliotecario ma non un personale destinato, stabile e specializzato, come può essere un collaboratore di biblioteca che si dedica quotidianamente a questo compito e per cui bisogna prevedere un'adeguata formazione sul campo. E invece ce n'è bisogno: Napoli e Parma i loro strumenti li hanno restaurati e musealizzati, ma restano lì perché non c'è personale di custodia. Mi auguro e ho fiducia che questo convegno, promosso dal Miur, segni davvero una svolta».