Siliotto racconta il Canzoniere del Lazio

Un libro di Carlo Siliotto ripercorre le vicende del Canzoniere del Lazio, tra le più belle esperienze del progressive-folk italiano

Canzoniere del Lazio
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Carlo Siliotto
Il mio Canzoniere
Roma, Harpo 2018, 208 pp., 17€. Prefazione di Teresa Marchesi

Buona cosa, quando si vanno a colmare vuoti storici che pesano parecchio, nella ricostruzione a priori di un momento storico effervescente, ma che nella considerazione posteriore fatica a farsi conoscere, e solo per quanto è stato già raccontato da mille angolazioni. Un vuoto che pesava era, appunto, la mancanza di un testo che ripercorresse le tracce di uno dei più straordinari ensemble degli anni Settanta, il Canzoniere del Lazio, attivo tra il 1972 e il 1978.

Genericamente e sbrigativamente trattato nella manualistica che ricorda il periodo del progressive rock, il gruppo dove sono passati Maurizio Giammarco, Francesco Giannattasio, Carlo Siliotto, Clara Murtas, Piero Brega è stato invece una delle più palpitanti e fresche avventure sonore del periodo, in Italia: tant'è che i fili che legano la storia del Canzoniere a quella di Carnascialia, Area, Mauro Pagani e tante altre eccellenze sono uno una sorpresa e un piacere, da ripercorrere. 

Siliotto, Canzoniere del Lazio

Carlo Siliotto, oggi celebre compositore di colonne sonore trasferito a Los Angeles, del Canzoniere è stato fondatore e colonna portante, col suo violino guizzante. Nacquero come musicisti ricercatori, nell'ombra sapiente di Giovanna Marini, ma da subito adottarono un approccio non meramente intellettualistico e etnomusicologia alla ricerca. Suonavano e cantavano accanto agli “informatori” contadini, coinvolgevano tutti in dilatazioni “trance” della loro musica fumigante e battuta, lasciandosi a loro volta coinvolgere in ogni avventura sonora.

Compreso il fatto di imbracciare strumenti elettrici, e affiancarli con una naturalezza allora ancora tutta da verificare a quelli acustici. Detto in una frase da Brega: «Questo inserimento era stato ragionato, non era un colpo di testa emotivo. Ci interessava molto ampliare il campo del suono, lavorare sui timbri». Assolutamente non ci passava minimamente per la testa di tradire il mandato della musica popolare, ma anche di arricchirlo».

Siliotto ripercorre questa straordinaria avventura con penna felice, idee chiare e un'aneddotica spesso irresistibile che ricostruisce bene lo Zeitgeist, lo spirito di quei tempi.

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