Due volte Radicanto, tre volte Raiz. Non è l’inizio di una filastrocca esoterico-musicale, ma un puro dato di realtà. Sarà anche un momento in cui la musica tende ad assumere, per dirla con Camilleri, “la forma dell’acqua”, nel senso che s’è diluita e sfarinata nel continente liquido senza confini, e la gran parte delle persone pilucca nevroticamente qui e là. Però è un dato di fatto che, in direzione esatta e ostinatamente contraria molti musicisti hanno rinfocolato la presenza sui supporti fisici. E parecchi appassionati, stufi di algoritmi che decidono per loro, fanno festa.
Ad esempio quella bella fetta di musicofili che spaziano senza soverchi sensi di colpa tra note d’autore, richiami alle tradizioni popolari, suoni del Mediterraneo in libero assemblaggio geografico e storico, jazz senza complessi accademici e adesioni a un supposto canone di “classicità” standard che lo ha reso spesso inane e poco affilato.
L’occasione qui è fornita dall’uscita, nello scorcio estremo del 2022, di due uscite a nome Radicanto, entrambe con la presenza della storica voce degli Almamegretta, e di un’ulteriore collaborazione del signore dalla voce oscura per un disco che stavolta dovrete cercare nelle sezioni jazz, a nome Auditorium Band.
Andiamo per ordine, nel raddoppio e nella triplicazione di presenze.
Alle radici del canto è il titolo, quasi tautologico, del nuovo disco dei Radicanto, per Visage Music. Il gruppo pugliese a questo punto vanta una linea di continuità musicale di oltre un quarto di secolo, sotto la guida oculata di Giuseppe De Trizio, gran specialista di corde. Il senso è sempre quello di mettere assieme scrittura d’autore e frammenti palpitanti di memoria, con un impianto strumentale flessibile che accorpa strumentari dal jazz, dalle note popolari, dalla popular music contemporanea: qui ad esempio voce, tammorra e castagnette di un veterano folk come Nando Citarella, e di un altro leader per queste note fascinosamente ondivaghe come Stefano Saletti, al saz in “Ebla”.
Gennaro Della Volpe in arte Raiz, con la sua voce conturbante e sinuosa, sorta di riassunto vibrante di quarti di tono mediterranei, interviene in “Tu sola”, scritta a quattro mani con De Trizio. Raiz è un vecchio amico della band nata a Bari: con loro s’è già trovato molte volte sui palchi e in studio per incidere a doppia titolarità Neshama, dedicato ai canti paraliturgici delle comunità ebraiche sefardite cacciate nell’orrendo pogrom ante litteram della “reconquista” del 1492. Una cultura musicale (anche religiosa) cui Raiz s’è avvicinato negli anni: con l’aggancio diretto di poter usare un tipo di vocalità microtonale che si trova in tante altre culture, quella napoletana in primis.
Quel disco fa da precedente diretto per il nuovo Astrigneme, di nuovo accreditato a Raiz e Radicanto, con Giuseppe De Trizio alla chitarra classica, Adolfo La Volpe alle corde etniche ed elettriche, Francesco De Palma a darbuka, cajòn e tamburi a cornice. Si tratta di un superaudio cd della Foné, come dice il retro della copertina, “concepito, registrato e prodotto da Giulio Cesare Ricci”, quindi con cura maniacale nella ripresa sonora, nessun effetto aggiunto in post produzione. Da qui la meravigliosa grana sonora del tutto. Troverete anche echi sefarditi, un brano di Astor Piazzolla, uno di Gragnaniello, uno di Pino Daniele, uno di Sergio Bruni. Tutto sottoposto a torsioni oscure e languide, un minimo di suono per ottenere il massimo di deflagrazione emotiva.
Il terzo disco in cui trovate la voce di Raiz – stavolta alternata a quella, splendida, di Maria Pia De Vito, gran signora del jazz della Penisola – si intitola Tutto su Eva, è frutto della registrazione da tre serate live ed esce per Parco della Musica, con i due cantanti ospiti della Auditorium Band diretta Gigi De Rienzo.
La scaletta prevede composizioni di donne, davvero senza confini: da Carla Bley a Laura Nyro, da Joni Mitchell ad Amy Winehouse. Il bagliore luminoso di De Vito, semplicemente perfetta (ad esempio, in “Chinese Café”, o nel duetto con Raiz su “Rolling in the Deep”) e il velluto tenebroso di Raiz, a volte simile nei timbri al glorioso Roger Chapman dei Family, per quattordici sortite memorabili. Controprove? Ascoltare la grana scura di Della Volpe applicata a quell’esplosione di luce che era invece in origine “Wuthering Heights” di Kate Bush.