Gianluca Petrella – Cosmic Renaissance
Cosmic Renaissance
Spacebone Records
Buone nuove dagli anelli di Saturno: Gianluca Petrella è tornato tra comete e pianeti per l'ennesimo viaggio ai confini della galassia jazz. A bordo di un'astronave fresca di varo e super futuribile: il quintetto Cosmic Renaissance, versione ridotta e più comodamente scarrozzabile della (fu?) Cosmic Band. Medesime le coordinate della nuova missione interstellare: da qualche parte tra il Sun Ra più visionario (diventato ormai una magnifica ossessione per Petrella) e un'idea sfrigolante di avanguardia (molto più Chicago che New York).
Mirco Rubegni (tromba), Francesco Ponticelli (basso elettrico), Simone Padovani (percussioni) e Federico Scettri (batteria ed elettronica: semplicemente strepitoso) i cosmonauti assoldati dal trombonista per questo riuscitissimo esordio pubblicato dalla Spacebone Records (l'etichetta di casa) e disponibile soltanto in vinile. Riuscitissimo per l'efficacia del mix di rimandi e suggestioni, per l'utilizzo ficcante dell'elettronica, per il senso ritmico obliquamente urbano che pulsa fin dall'iniziale "Rings": avvio pulviscolare, sognante, il trombone che gorgoglia in lontananza, una radiazione di fondo; poi, verso il terzo minuto, l'improvvisa e bruciante accelerazione, con la batteria che martella secca (chiudendo gli occhi sembra di stare in un pezzo di Robert Glasper) e i fiati che incalzano baldanzosi. Un gran bel sentire.
Non da meno la conclusiva "U Turn", introdotta da un minaccioso stratificarsi di rumore bianco e capace poi di piazzarsi a metà del guardo tra Herbie Hancock e Steve Coleman. Nel mezzo la suadente "Dig", la robotica "Monday" e l'irrisolta "Sun Ra Sound of Love", omaggio esplicito a colui che dallo spazio profondo vede e provvede. Nume tutelare di un Ep che presto avrà un seguito (sempre e solo vinilico) e che si impone come una delle cose migliori pubblicate da Petrella (non solo recentemente). Bene, bravi, bis.
Foto di Roberto Cifarelli.