Paesaggi sonori calabresi

Un cd di soundscape di Valentino Santagati e un documentario per "ascoltare" la Calabria

Intrecci sonori Squilibri
Fotogramma da Intrecci sonori: Sebastiano Condemi, contrada Saracina.
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Intrecci sonori è una splendida definizione, di per sé: in un mondo in cui, per dirla con l'antropologo Amselle, «la mediazione sembra essere la via più breve verso l’autenticità», a dispetto di quanto ne possano pensare coloro che definisce «i fanatici della purezza originaria», ovviamente mai esistita, l'idea di intreccio è decisiva perché rimanda a quel “textum”, quella tessitura di molti fili su un telaio che assieme poi costruiscono o ricostruiscono un senso complessivo o comunque intuibile a un disegno.

Oltre però alla possibilità di applicare la definizione di “intrecci sonori” al complicato mondo dei suoni d'oggi, al crocevia tra mercato, musica liquida, persistenze, storicizzazione dello stesso revival, innovazione tecnologica continua, c’è un’altra accezione interessante che coinvolge tutt’altro assetto della produzione e fonofissazione dei suoni.

Nel 2016, sull'emittente libertaria Radio Zot di Siena, nel ciclo di programma Diretta Sud si aprì lo spazio della trasmissione denominata appunto Intrecci sonori, dedicata alla ri-costruzione e registrazione del “paesaggio sonoro” negli ambienti rurali calabresi. Il concetto di “paesaggio sonoro”, notoriamente, lo dobbiamo a Murray Schafer: l'insieme delle caratteristiche acustiche che contraddistinguono un “ambiente sonoro” in un certo modo di produzione, e in un territorio in cui gli esiti dell'antropizzazione, materiale e immateriale (credenze, musica, danze, attrezzi per la sussistenza, animali da usare per il lavoro, eccetera) possono essere anche radicalmente diversi.

Quella trasmissione ricostruiva su documenti sonori originali un’umanità in cui permangono tracce corpose di una concezione panica della natura, i segni vivi di un antico, remoto senso religioso passato, filtrato, riadattato in secoli di sincretismo faticoso attraverso le maglie (anche e spesso repressive) delle istituzioni cattoliche.Il pantheon ricchissimo, in sostanza, di “spiriti naturali” delle campagne da ingraziarsi, scansare, temere, evocare nel rispetto, per garantire la riproduzione della specie, degli animali, la fertilità della terra. Un paesaggio sonoro animistico ovviamente e radicalmente opposto e speculare a quello degli spazi urbani e semiurbani dominati dalle macchine, e in particolar modo, ricordando sempre Schafer, dalle macchine con motori a combustione interna.

Intrecci sonori Squilibri

Quella fetta di territorio dell'estremo sud d’Europa risuona ora, in una complessa “tessitura” di “intrecci sonori”, nel cd pubblicato da Squilibri e dal sottotitolo assai esplicativo: Tracce di un ecosistema acustico in Calabria.

Curato dal musicista ricercatore  Valentino Santagati, Intrecci sonori è giustamente montato come un unico flusso di suoni, e prende in considerazione posti assai poco turistici di lunghe persistenze culturali e (e naturali): più o meno attorno alle fiumare del comune di Condofuri e quello di San Lorenzo, luoghi di timpe e forre, di vegetazione assetata, brusii e ronzare di insetti, di scampanii di ovini e stridere d’uccelli. Il concetto centrale è quello di restituire la musica e i suoi attrezzi anche remoti (zampogne, doppi flauti, tamburi, flauti di corteccia, organetti) e il canto (asperrimo e incantante) all'intero soundscape, evitando quella manovra di asettico “isolamento” della fonte sonora specifica antropica dal contesto naturale dove quella musica “accade”, come avviene sui dischi revivalistici. Inutile dire che questo breve viaggio di suono e di suoni emana un fascino potente e scabro.

A questo prezioso reperto di soundscape si potrebbe affiancare, quasi a complemento, Il Paese interiore, un documentario sulla Calabria profonda straordinariamente intenso e conciso (esattamente come il cd: hanno anche la stessa durata), disponile gratuitamente su Vimeo. Realizzato da Luca Calvetta e Massimiliano Curcio, Il Paese interiore si avvale della voce di Ascanio Celestini come narratore, e concentra in una manciata di ore, dalla sera all’alba successiva, uno sguardo antropologico ispirato alla figura dell'antropologo calabrese Vito Teti.

Qui si avverte, al contempo, l'urto feroce e implacabili  di atavismo e  modernità che devasta territori e alimenta la vorace, bulimica crescita dell’economia criminale della 'ndrangheta, incredibile coacervo di atavismo sanguinario e aggiornamento  tecnologico da businessmen. Ma il viaggio, che parte da San Nicola da Crissa, dove nacque Vito Teti, è anche un affondo straziante sull’“altra Calabria”, quella, appunto, degli Intrecci sonori. Dove ogni giorno che passa infetta di più la ferita suppurante inferta a un “ecosistema acustico”.

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