Leonardo, Shakespeare, ricorrenze, rievocazioni e ritorni sono i fili che si intrecciano nell’edizione 2019 del Festival del Maggio Musicale Fiorentino, “Potere e virtù”, dal 2 maggio al 26 giugno. E così, al soggetto shakespeariano dell’opera d’apertura, Leardi Aribert Reimann (il direttore principale Fabio Luisi sul podio, regìa di Calixto Bieito, nel cast fra gli altri Bo Skhovus, Frode Olsen, Andreas Conrad, 2, 5, 9 maggio), si associa il concorso fotografico “Luoghi e volti shakespeariani in Toscana” che vedrà la premiazione nella giornata inaugurale. Il tema leonardesco legato al cinquecentenario della morte avvenuta nel castello di Amboise il 2 maggio 1519 ispira inoltre la giornata inaugurale nella tappa pomeridiana alla Fondazione Zeffirelli con Leonardesca, ossia una scelta di aforismi messi in musica per il coro di voci bianche del Maggio da Luca Logi, storico archivista di questo teatro che negli ultimi tempi sta dando anche ottime prove compositive (ad esempio nella ristrumentazione del recente Un mari à la porte di Offenbach), e con la Visione musicale per cinquecento ottoni e percussioni (!) di Giorgio Battistelli, che nel piazzale antistante al teatro farà da preludio al Lear. E mentre un About Leardi deriva verdiana torna sul tema con i Cameristi del Maggio e l’attrice Valeria Solarino (13 maggio), il filo rosso leonardesco continua a svilupparsi in appuntamenti cameristici e anche nell’originalissimo programma “pittorico” del concerto di James Conlon sul podio dell’Orchestra nazionale della Rai: gli Affreschi di Piero della Francesca di Bohuslav Martinu, il Trittico Botticelliano di Ottorino Respighi e naturalmente i Quadri musorgskijani (15 maggio).
Non c’è che dire, i soggetti che fanno musica e più in generale cultura a Firenze ci sono quasi tutti, dall’Orchestra della Toscana che presenta un suo programma agli Amici della Musica che coproducono il recital di Grigory Sokolov, dagli “antichisti” dell’Accademia Bartolomeo Cristofori, che propone sette appuntamenti con il fortepiano, ai contemporaneisti, ContempoArtEnsemble, Tempo Reale (citiamo almeno il concerto dell’11 maggio dedicato al pioniere Giuseppe Chiari), Gamo, Giancarlo Cardini in un omaggio a Daniele Lombardi a un anno dalla sua scomparsa, il festival di Villa Romana “Memorie in eco”, e poi Museo del Novecento, Fondazione Zeffirelli, Conservatorio “Cherubini”... Un Maggio molto Fiorentino che si fa contenitore della musica e delle sue istituzioni a Firenze, insomma, il che crea un cartellone quantitativamente molto pieno e con un’aria domestica, mentre quel tocco di internazionalità che dovrebbe “fare festival” è circoscritto a pochi eventi, stante probabilmente la grave e perdurante situazione di crisi di un teatro pesantemente indebitato. D’altra parte questo chiamare a raccolta le forze locali produce del buono, dall’originalità e festevolezza di certi eventi di sicuro richiamo per fiorentini e turisti (citiamo almeno, nei “Dallapiccola Days” in memoria del grande compositore istriano-fiorentino, il concerto notturno del 4 maggio “Novecento a confronto” con i musicisti del Maggio che suoneranno dalla riva e sull’Arno dai barchini dei “renaioli”) al focusparticolare e interessante di certi programmi e proposte. Ad esempio quella molto cinefila di ContempoArtEnsemble (21 maggio) con le musiche di Philip Glass per il Dracula di Tod Browning e una chicca super, la versione come suite per archi di Bernard Herrmann della sua celeberrima colonna sonora per Psycho, assieme a pagine di Reich e Adams; ma anche la serata dei Cameristi del Maggio intitolata “Sonata a Kreutzer” con Sergio Rubini voce recitante (14 giugno). La prima mission del sovrintendente Cristiano Chiarot, quella di ricreare il rapporto con la città, è riuscita, e lo si vede anche dal teatro sempre pieno (inoltre è stata firmata una convenzione con le associazioni degli albergatori per facilitare il transito a teatro del turismo non-mordi-e-fuggi), quella di riportare il festival ai pristini splendori è forse una mission impossible, almeno in queste condizioni, si vedrà. C’è anche uno spalmarsi di iniziative sul territorio che forse è aliena dalla natura di un festival come il Maggio, a cui magari non spetterebbe informare i lucchesi e i livornesi su Schubert portando in trasferta il concerto diretto da Wolfram Christ, ma ciò risponde evidentemente a finalità politico-amministrative di ottimizzazione dell’offerta culturale su cui non ci pronunciamo.
Ma ritorniamo al titolo scelto per l’inaugurazione, Lear di Aribert Reimann, un lavoro che dalla sua creazione, avvenuta nel 1978 alla Bayerische Staatsoper con Dietrich Fischer-Diskau protagonista, ha conosciuto più riprese di quanto non accada normalmente nel teatro musicale contemporaneo, ancora Monaco, poi Parigi, San Francisco, Londra, Amburgo, Malmo e infine di nuovo all’Opera di Parigi in questo 2019. “Con Fabio Luisi” dice Pierangelo Conte, direttore artistico del Teatro del Maggio “avevamo deciso di continuare l’esplorazione del repertorio tedesco iniziata con il Cardillac di Hindemith, e abbiamo colto l’occasione per portare a Firenze lo strepitoso spettacolo parigino di Calixto Bieito, che ha avuto un successo così grande che l’Opera ha deciso di riproporlo, cosa che davvero non accade spesso con un titolo contemporaneo.” L’offerta operistica prosegue con La Straniera di Bellini (nuovo allestimento, sempre Luisi sul podio, regìa di Matteo Zoni, Salome Jicia la protagonista, 14, 16, 19 maggio). Arriva poi una commissione del Maggio, l’attesa novità Le leggi fondamentali della stupidità umana di Vittorio Montalti su testo di Giuliano Compagno ispirato al notissimo pamphlet dello storico Carlo Maria Cipolla (Fabio Maestri sul podio di ContempoArtEnsemble, regìa di Giancarlo Cauteruccio, nel cast fra gli altri Ljuba Bergamelli, 25, 29, 31 maggio al Teatro Goldoni). “Promuovere e commissionare la musica contemporanea è sempre stata una vocazione del Maggio, e in verità dovrebbe esserlo di tutte le istituzioni”, dice ancora Conte. “Dopo la commissione a Guarnieri per Infinitatenebradilucenell’edizione 2018, siamo andati avanti in stagione con il lavoro di Montalti su Rossini, Ehi Gio’, e ora gli diamo nuovamente spazio nel festival. Vittorio è un giovane compositore di talento e dalle prospettive varie e multiformi, molto sicuro nel trattamento dell’orchestra e degli strumenti tradizionali, ma anche sul versante della musica elettronica. Poi a settembre, in stagione, un’altra commissione, Noi, due, quattro… di Riccardo Panfili, e per il festival del 2020 abbiamo commissionato un’opera a Fabio Vacchi. Anche il lavoro di Logi per le nostre voci bianche, che riprende anche alcuni appunti musicali di Leonardo, è nato per il festival, e così quello di Giorgio Battistelli, che abbiamo concepito come un grande gesto sonoro.”
Proseguendo con le opere, abbiamo poi Le nozze di Figaro che inaugurano il progetto triennale della Trilogia italiana di Mozart al femminile (podio e regìa, in questo caso Kristiina Poska e Sonia Bergamasco, Serena Gamberoni, Mattia Olivieri, Laura Giordano e Simone Del Savio nei ruoli principali, 15, 17, 19, 21 giugno), concludendosi con gli Intermedi fiorentini per la commedia La Pellegrina(1589, noto e studiato preludio alla nascita dell’opera) affidati a Federico Maria Sardelli con la regìa di Valentino Villa, e questi saranno al giardino di Boboli, una locazione su cui si dovrebbe tornare a pensare più in grande e più stabilmente.
Il cartellone sinfonico prosegue il tema schubertiano-mahleriano sviluppato già in stagione, con i concerti diretti da Fabio Luisi e Wolfram Christ e in parte anche con Zubin Mehta che farà fra le altre cose la Grande schubertiana. Nonostante le vicende della sua malattia, il maestro indiano, già direttore principale e oggi direttore onorario del Maggio, era apparso in piena e smagliante forma nella recente Ottava di Bruckner, e stavolta riserva al suo affezionatissimo pubblico fiorentino ben tre concerti (26 e 30 maggio, 2 giugno) in cui agli autori e alle pagine predilette, Brahms, ad esempio, si associano autori e cose nuove per lui a Firenze, se la memoria non ci inganna, da Integrales di Varèse a pagine sinfonico-corali di Zemlisky a un concerto per tabla di e con Zakir Hussein, per non dire dell’amico fido Daniel Barenboim nel Terzo beethoveniano. Non meno atteso il ritorno di Riccardo Muti che sul podio della sua Orchestra Cherubini e con il coro della Radio Bavarese ci offre una rarità di Giovanni Paisiello, la Missa defunctorum. Per restare alle grandi bacchette, da ricordare anche gli appuntamenti sinfonici con Myung-Whun Chung (23 maggio) e Daniele Gatti che chiude il festival il 26 giugno con la sinfonia Liturgique di Honegger e l’Aleksandr Nevskijdi Prokof’ev.
La danza, oltre agli eventi creati dal coreografo Virgilio Sieni e alle coproduzioni con Fabbrica Europa, propone un appuntamento importante per gli aficionados, le serate della compagnia di Martha Graham in cui saranno riproposte alcune delle sue più celebri coreografie (11, 12, 13 giugno alla Pergola).
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