Al terzo anno consecutivo di Premio Tenco, si rimane ancora un novizio. Pochissimi giornalisti qui sono sotto la cifra doppia di partecipazioni. La notte, al tavolo del Dopotenco - la cena per musicisti e addetti ai lavori, regolata da un meticoloso sistema di codici a barre nominali - si incontrano critici di lungo corso. Un ligure viene qui dagli anni Settanta, e dà del tu a tutti i camerieri dell'Ariston. Parla dei tempi di De Andrè mentre sul palco Piji, il bassista di Angelique Kidjo e la cantante degli Elisir improvvisano una cadenzatissima "Vieni via con me". Un po' come quei parenti che si incontrano una volta l'anno, per matrimoni e feste comandate, il popolo del Tenco si ritrova al buffet notturno per parlare del passato. Ci si racconta di quando gli Stormy Six cantarono "Stalingrado" fino all'una e mezza di notte, e delle albe raggiunte da Guccini...
Questa attitudine al ricordo condiziona la musica e le scelte del direttivo del club, sia per i grandi nomi che per gli esordienti, e quest'anno in particolar modo, rispetto all'edizione "indie" dell'anno scorso con Baustelle e Luci della centrale elettrica. Non che ci si aspetti di scoprire il nuovo Capossela (c'è anche quello vero al buffet, è tra i primi della fila), ma a metà dell'esibizione degli Elisir si invoca mentalmente Vasco Brondi, che vinse da esordiente l'anno scorso. Non pochi - captando gli umori a cena, soprattutto tra i più giovani - hanno avuto la stessa visione.
L'importanza del Dopotenco sta - oltre alla cena, miraggio per chi segue tutti gli appuntamenti della giornata - soprattutto nella raccolta di pareri sulla serata. Si discute e - ovviamente - si sparla. Punto massimo della prima sera? Quasi tutti concordi su Alice, che ha aperto l'edizione cantando l'"inno del Tenco" "Lontano lontano", un onore tributato dall'organizzazione che conferisce al "prescelto" un'aura di rispetto artistico. Toccanti alcuni episodi per piano e voce, compresa una versione di "Un blasfemo" dallo splendido arrangiamento. Segue Battiato, che arriva trafelatissimo direttamente da Milano e chiede due minuti per fare i suoni. Il siciliano regala qualche chicca in versione piano e voce (l'immancabile "La cura" ma anche "L'addio" dedicata a Giuni Russo); poi esegue "Inneres Auge", nuovo chiacchierato singolo che rompe il silenzio della canzone d'autore mainstream su Berlusconi. La esegue sulla base, timidamente: «vi faccio questo nuovo pezzo - dice - è leggermente duro». Battiato incassa la scontata ovazione quasi imbarazzato, senza aspettare la fine degli applausi per continuare la scaletta. Momento nostalgia: vince senz'altro "I treni per Tozeur" in duetto con Alice.
L'altro apice della serata viene da Angelique Kidjo, che scende dal palco a cantare in sala e riesce nell'ardua impresa di conquistare la platea dell'Ariston - non proprio dei ragazzini poganti: età media sui 50. Vederli ballare "Mama Africa" non ha prezzo.
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Questa attitudine al ricordo condiziona la musica e le scelte del direttivo del club, sia per i grandi nomi che per gli esordienti, e quest'anno in particolar modo, rispetto all'edizione "indie" dell'anno scorso con Baustelle e Luci della centrale elettrica. Non che ci si aspetti di scoprire il nuovo Capossela (c'è anche quello vero al buffet, è tra i primi della fila), ma a metà dell'esibizione degli Elisir si invoca mentalmente Vasco Brondi, che vinse da esordiente l'anno scorso. Non pochi - captando gli umori a cena, soprattutto tra i più giovani - hanno avuto la stessa visione.
L'importanza del Dopotenco sta - oltre alla cena, miraggio per chi segue tutti gli appuntamenti della giornata - soprattutto nella raccolta di pareri sulla serata. Si discute e - ovviamente - si sparla. Punto massimo della prima sera? Quasi tutti concordi su Alice, che ha aperto l'edizione cantando l'"inno del Tenco" "Lontano lontano", un onore tributato dall'organizzazione che conferisce al "prescelto" un'aura di rispetto artistico. Toccanti alcuni episodi per piano e voce, compresa una versione di "Un blasfemo" dallo splendido arrangiamento. Segue Battiato, che arriva trafelatissimo direttamente da Milano e chiede due minuti per fare i suoni. Il siciliano regala qualche chicca in versione piano e voce (l'immancabile "La cura" ma anche "L'addio" dedicata a Giuni Russo); poi esegue "Inneres Auge", nuovo chiacchierato singolo che rompe il silenzio della canzone d'autore mainstream su Berlusconi. La esegue sulla base, timidamente: «vi faccio questo nuovo pezzo - dice - è leggermente duro». Battiato incassa la scontata ovazione quasi imbarazzato, senza aspettare la fine degli applausi per continuare la scaletta. Momento nostalgia: vince senz'altro "I treni per Tozeur" in duetto con Alice.
L'altro apice della serata viene da Angelique Kidjo, che scende dal palco a cantare in sala e riesce nell'ardua impresa di conquistare la platea dell'Ariston - non proprio dei ragazzini poganti: età media sui 50. Vederli ballare "Mama Africa" non ha prezzo.
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