Un duo in Paradiso
Dillon e Torquati al Nuovo Museo dell'Opera del Duomo di Firenze
Recensione
classica
Francesco Dillon, violoncello, e Emanuele Torquati, pianoforte, si sono affermati ambedue come eccellenti interpreti della musica contemporanea, ma stavolta, con il loro duo, ci hanno dato un programma romantico molto originale, nella Sala del Paradiso del Nuovo Museo dell'Opera del Duomo di Firenze, per la rassegna “Note al Museo” curata da Francesco Ermini Polacci. Un programma all'insegna di un romanticismo che ha nutrito la creazione musicale anche oltre i suoi confini cronologici convenuti: le “Kindersznen” schumanniane, ma rivisitate per violoncello e pianoforte nella trascrizione del violoncellista Friedrich Grützmacher (1832 – 1903, primo interprete fra le altre cose del “Don Chisciotte” straussiano), in un convincente intreccio e scambio reciproco fra melodia e accompagnamento; le variazioni “Kultaselle” su una melodia popolare finlandese del giovane Ferruccio Busoni, scritte quando il giovane Busoni era docente al Conservatorio di Helsinki; e infine, nella seconda parte, la Sonata op. 36 di Grieg. Di tutti e tre i pezzi proposti il duo Dillon – Torquati ha dato un'interpretazione calda e fluente, di notevole valentia tecnica ma sempre di tratteggio fine e fantasioso, in cui ci ha colpito la perfetta calibratura fra delicatezza e slancio, fra spunti caratteristici e il lirismo sognante che ispirava tutto il programma, fra particolare e architettura, ad esempio nel mettere in rilievo con naturalezza e proprietà l'originale costrutto della Sonata di Grieg. Successo eccellente e due fuori programma: un'altra trascrizione d'epoca con il violoncello dai Pezzi Lirici di Grieg, e, poi, a sorpresa, Dillon si siede anche lui al pianoforte per un corale di spirito neobachiano a quattro mani di György Kurtág in omaggio ai suoi novant'anni.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
classica
Un memorabile recital all’Accademia di Santa Cecilia, con Donald Sulzen al pianoforte
classica
Successo al Teatro del Maggio per la vilipesa Mavra stravinskijana abbinata all’intramontabile Gianni Schicchi