Volume e fusion
Lo Scott Henderson Trio a Corinaldo Jazz
Recensione
jazz
Si è conclusa da poco, con il concerto del trio di Scott Henderson, la quindicesima edizione di Corinaldo Jazz, la rassegna diretta da Andrea Venturi che si tiene in quello che è stato ufficialmente riconosciuto come il "borgo più bello d'Italia", immerso tra le dolci colline marchigiane. Quest’anno il programma del festival si presentava decisamente meno ricco di quanto ricordavamo: solo due le date rispetto alla scorsa edizione (il concerto d’apertura vedeva sul palco il quartetto di Paolo Di Sabatino con ospite il chitarrista Umberto Fiorentino).
Ad accompagnare Scott Henderson – durante la sera del 9 agosto scorso – il batterista Travis Carlton e il bassista Alan Hertz, abili nel plasmare la materia sonora dell’universo fusion sostenendo al tempo stesso le cartavetrate rumoristiche del leader e le sue escursioni nei territori del rock. Quelli di Henderson sono lunghi fraseggi giocati quasi completamente su un unico piano sonoro, portato – ma sarebbe meglio dire "spinto" – costantemente verso il massimo del volume (un po' "à la manière de" Louis Andriessen, se è possibile azzardare un paragone di questo tipo). Pochissime le pause per prendere un respiro.
Tra i brani eseguiti una fiammeggiante versione di “All Blues” di Miles Davis e “Peace” di Horace Silver (introdotta da un lungo preludio di chitarra prima di arrivare al tema in trio), a cui si sono affiancati – per la gioia dei presenti – una serie di omaggi ad alcune delle colonne portanti della storia dei Weather Report: da Wayne Shorter a Jaco Pastorius, passando per Joe Zawinul (con cui Henderson aveva collaborato in veste di sideman nelle incisioni dei Zawinul Syndicate).
Interpreti: Scott Henderson, chitarra Travis Carlton, basso elettrico Alan Hertz, batteria
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