Uomo e macchina nel mondo postmoderno
Dieci anni di Netmage, una ricerca tra suono e immagine, tra artisti e tecnologie
Recensione
pop
Da un lato, la ricerca delle possibili relazioni tra organi di senso (occhio, orecchio, corpo tutto); dall’altro lato, un’inevitabile riflessione sulla relazione tra l’uomo, soggetto percepente, e la macchina, strumento principale per il superamento di barriere concettuali e percettive tra i diversi sensi: ecco un tuffo nell’indecifrabile paesaggio estetico contemporaneo.
Una contemporaneità che in effetti ancora fatica a uscire dal guscio della postmodernità, definizione ambigua che segna solo ciò che non si è e sulla quale il collettivo Xing, che cura la decima edizione di Netmage, gioca con intelligenza, a partire già dalla cornice visiva affidata quest’anno all’artista spagnolo Carlos Casas, autore dell’installazione “Cemetery”, in cui il rapidissimo sovrapporsi di immagini lascia trasparire il sapore esotico di un Estremo Oriente, fatto esso stesso di elementi sovrapponibili piuttosto che conciliabili: tigri, elefanti, statue del Buddha, viaggiatori e colonizzatori occidentali.
È naturale poi che il cortocircuito postmoderno accolga in sé l’ipotesi di una sua classicità: è quasi un richiamo alla compostezza formale, all’amore per le geometrie quello lanciato dalle performance del coreano Hong Chulki (i cui pannelli sonori correvano parallelamente – a volte con toni fin troppo didascalici – alle immagini del cineasta connazionale Lee Hangjun) o dello statunitense Aaron Dilloway; due momenti in cui il trasporto estatico del climax viene artigianalmente raggiunto attraverso piani orizzontali, nel primo esempio, o movimenti e ritorni circolari, nel secondo. Una ricerca della forma che, al di là di ogni estetica, torna ad affermarsi come luogo imprescindibile della genesi artistica.
Interpreti: Carlos Casas Lee Hangjun/Hong Chulki Aaron Dilloway
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