Un Museo che suona
Cremona: visita in anteprima al Museo del Violino
Recensione
classica
In una assolata mattina di settembre percorriamo il tragitto che dalla Piazza del Duomo di Cremona ci porta nella vicina Piazza Marconi, dominata dal maestoso Palazzo delle Arti.
È qui, in questa imponente opera razionalista degli anni ’40 dell’architetto Carlo Cocchia che sabato prossimo, 14 settembre, verrà inaugurato dal sindaco di Cremona il Museo del Violino.
Un museo che vuole celebrare gli splendori liutari del passato. Eccellenza italiana – la liuteria cremonese - che lo scorso dicembre l’Unesco ha riconosciuto bene immateriale dell’umanità. Quel saper fare liutario, ancora vivo nelle oltre 150 botteghe operanti in città.
Giornalisti e cameramen di tv nazionali ed estere si accalcano all’entrata. A fare gli onori di casa il Sindaco Oreste Perri, Virginia Villa direttore generale del Museo del Violino, Renato Meucci responsabile e coordinatore del comitato scientifico che per due anni ha lavorato per mettere a punto il percorso espositivo, Paolo Bodini presidente dei Friends of Stradivari. E naturalmente lui, il mecenate cremonese, Giovanni Arvedi, re dell’acciao, che tre anni fa ha deciso di finanziare il progetto di recupero di Palazzo delle Arti (progettisti gli architetti Giorgio Palù e Michele Bianchi, studio Arkpabi), l’allestimento museale e la realizzazione di quel gioiello da 500 posti - l’Auditorium Arvedi – opera sinergica di Giorgio Palù e l’ingegnere acustico Yasuhida Toyota (studio Nagata Acoustics). Lì dove in epoca fascista era la sala delle adunanze dei gerarchi, oggi è il nuovo Auditorium, in un forte contrasto di forme squadrate e linee curve. La giornata è dedicata esclusivamente alla stampa e in anteprima visitiamo, a porte chiuse, il museo con i suoi tesori. Un museo moderno, interattivo. “Qui più che in altri musei al mondo dedicati alla musica la multimedialità la fa da padrona - spiega Renato Meucci - lungo tutto il percorso espositivo”. Un museo pensato per chi il violino non sa cosa sia o per chi desideri approfondirne la sua conoscenza sotto tutti gli aspetti: storico e tecnico-costruttivo. Un museo che sappia parlare a tutti, in grado di spingere il grande e il piccolo visitatore (immaginiamo una famiglia tipo) a incuriosirsi e a interagire. Sfogliando un libro che non c’è – tavole multimediali - ascoltando l’audioguida... I più piccoli apprenderanno una storia che dalle sette mini postazioni (studiate appositamente per loro) racconterà loro la città dai tetti rossi, delle ottanta torri campanarie… Cremona, la città del torrone e dei violini… Ma soprattutto spiegherà loro come è fatto un violino.
La visita, in media 45-60 minuti, si snoda attraverso 10 sale espositive. La nascita del violino, la storia della liuteria cremonese e dei suoi protagonisti - Amati, Stradivari, Guarneri… - la ricostruzione virtuale dei luoghi dove una volta sorgeva “l’isola” delle storiche botteghe che, un bel giorno, sono state abbattute, insieme con la Chiesa di San Domenico, per fare spazio a nuove architetture cremonesi. C’è la ricostruzione di una tipica bottega di liuteria dove ancora oggi, come trecento anni fa, operano i liutai cremonesi. Insomma, un allestimento che vuole stupire con i profumi delle vernici, fragranze appositamente sintetizzate per suscitare quell’emozione sensoriale che realmente si percepisce entrando nella bottega di un liutaio.
Cuore e stupore di tutte le sale del museo è però “lo Scrigno”: pareti di velluto rosso avvolgono morbidamente i dodici gioielli della collezione civica chiusi rigorosamente in vetrine di cristallo: il Carlo IX di Andrea Amati, gli Stradivari Clesbee 1669, Cremonese 1715 e Vesuvius 1727, il violoncello Stauffer ex Cristiani 1770 di Stradivari e altri capolavori di Guarneri del Gesù... L’impatto emozionale è forte. Nel buio e nei rossi dei velluti “brillano” gli strumenti illuminati da fasci di luce. Anche la colonna sonora nello Scrigno è suggestiva e amplifica l’emozione: è Nostalghia (per violino e orchestra d’archi) di Toru Takemitsu dedicata al regista Andrej Tarkovskij. Un’altra idea, forte e attuale, emerge dall’allestimento museale. È l’idea di una liuteria cremonese contemporanea, tanto importante quanto quella dei maestri del passato. Una liuteria di qualità, viva più che mai nelle 150 botteghe della città fanno di Cremona un centro unico al mondo. È questo il senso di un museo che, dai reperti stradivariani (sala 6), ci porta sino alla collezione di liuteria contemporanea, proprietà della Fondazione Stradivari: una trentina di strumenti ad arco – per lo più violini – che dal 1976 ad oggi si sono aggiudicati la medaglia d’oro alla Triennale, il concorso di liuteria più prestigioso al mondo che, appunto, ogni tre anni si tiene proprio qui a Cremona. Ultima ma non meno importante è la Sala 9 del network internazionale “friends of Stradivari”, dedicata alle esposizioni temporanee. Pezzi rari che altrimenti resterebbero privilegio esclusivo di collezionisti e collezioni pubbliche o private di tutto il mondo. Grazie invece ai “friends of Stradivari” molti strumenti storici sono tornati a Cremona non solo per essere esposti ma anche per essere suonati, studiati… Oggi i friends al museo sono gli Stradivari Sunrise 1677, Hellier 1679 della collezione Evelyn & Herbert Axelrod, la chitarra “Sabionari” 1679 di Stradivari, della famiglia Domenichini di Milano, e ancora gli Stradivari Rougemont 1703 dalla collezione Henry Ford, lo Joachim-Ma 1714 e lo Scotland University 1734 della famiglia Lam di NY, una viola da gamba di Giuseppe Guarneri “filius Andreae” della collezione Beare e un violino Storioni da collezione privata.
La nostra visita si conclude con una breve visita all’Auditorium Arvedi dove Antonio De Lorenzi ci fa ascoltare lo Stradivari 1715. Il nostro racconto per ora termina qui. Sabato prossimo saremo di nuovo a Palazzo delle Arti per l’inaugurazione ufficiale del Museo del Violino, dell’Auditorium Arvedi e della mostra dei venti violini storici che arriveranno dalla Chi-Mei Foundation di Taiwan.. Racconteremo la prima edizione dello Stradivari Festival, una festa di musica e molti Stradivari in concerto nei weekend fino al 13 ottobre.
Giornalisti e cameramen di tv nazionali ed estere si accalcano all’entrata. A fare gli onori di casa il Sindaco Oreste Perri, Virginia Villa direttore generale del Museo del Violino, Renato Meucci responsabile e coordinatore del comitato scientifico che per due anni ha lavorato per mettere a punto il percorso espositivo, Paolo Bodini presidente dei Friends of Stradivari. E naturalmente lui, il mecenate cremonese, Giovanni Arvedi, re dell’acciao, che tre anni fa ha deciso di finanziare il progetto di recupero di Palazzo delle Arti (progettisti gli architetti Giorgio Palù e Michele Bianchi, studio Arkpabi), l’allestimento museale e la realizzazione di quel gioiello da 500 posti - l’Auditorium Arvedi – opera sinergica di Giorgio Palù e l’ingegnere acustico Yasuhida Toyota (studio Nagata Acoustics). Lì dove in epoca fascista era la sala delle adunanze dei gerarchi, oggi è il nuovo Auditorium, in un forte contrasto di forme squadrate e linee curve. La giornata è dedicata esclusivamente alla stampa e in anteprima visitiamo, a porte chiuse, il museo con i suoi tesori. Un museo moderno, interattivo. “Qui più che in altri musei al mondo dedicati alla musica la multimedialità la fa da padrona - spiega Renato Meucci - lungo tutto il percorso espositivo”. Un museo pensato per chi il violino non sa cosa sia o per chi desideri approfondirne la sua conoscenza sotto tutti gli aspetti: storico e tecnico-costruttivo. Un museo che sappia parlare a tutti, in grado di spingere il grande e il piccolo visitatore (immaginiamo una famiglia tipo) a incuriosirsi e a interagire. Sfogliando un libro che non c’è – tavole multimediali - ascoltando l’audioguida... I più piccoli apprenderanno una storia che dalle sette mini postazioni (studiate appositamente per loro) racconterà loro la città dai tetti rossi, delle ottanta torri campanarie… Cremona, la città del torrone e dei violini… Ma soprattutto spiegherà loro come è fatto un violino.
La visita, in media 45-60 minuti, si snoda attraverso 10 sale espositive. La nascita del violino, la storia della liuteria cremonese e dei suoi protagonisti - Amati, Stradivari, Guarneri… - la ricostruzione virtuale dei luoghi dove una volta sorgeva “l’isola” delle storiche botteghe che, un bel giorno, sono state abbattute, insieme con la Chiesa di San Domenico, per fare spazio a nuove architetture cremonesi. C’è la ricostruzione di una tipica bottega di liuteria dove ancora oggi, come trecento anni fa, operano i liutai cremonesi. Insomma, un allestimento che vuole stupire con i profumi delle vernici, fragranze appositamente sintetizzate per suscitare quell’emozione sensoriale che realmente si percepisce entrando nella bottega di un liutaio.
Cuore e stupore di tutte le sale del museo è però “lo Scrigno”: pareti di velluto rosso avvolgono morbidamente i dodici gioielli della collezione civica chiusi rigorosamente in vetrine di cristallo: il Carlo IX di Andrea Amati, gli Stradivari Clesbee 1669, Cremonese 1715 e Vesuvius 1727, il violoncello Stauffer ex Cristiani 1770 di Stradivari e altri capolavori di Guarneri del Gesù... L’impatto emozionale è forte. Nel buio e nei rossi dei velluti “brillano” gli strumenti illuminati da fasci di luce. Anche la colonna sonora nello Scrigno è suggestiva e amplifica l’emozione: è Nostalghia (per violino e orchestra d’archi) di Toru Takemitsu dedicata al regista Andrej Tarkovskij. Un’altra idea, forte e attuale, emerge dall’allestimento museale. È l’idea di una liuteria cremonese contemporanea, tanto importante quanto quella dei maestri del passato. Una liuteria di qualità, viva più che mai nelle 150 botteghe della città fanno di Cremona un centro unico al mondo. È questo il senso di un museo che, dai reperti stradivariani (sala 6), ci porta sino alla collezione di liuteria contemporanea, proprietà della Fondazione Stradivari: una trentina di strumenti ad arco – per lo più violini – che dal 1976 ad oggi si sono aggiudicati la medaglia d’oro alla Triennale, il concorso di liuteria più prestigioso al mondo che, appunto, ogni tre anni si tiene proprio qui a Cremona. Ultima ma non meno importante è la Sala 9 del network internazionale “friends of Stradivari”, dedicata alle esposizioni temporanee. Pezzi rari che altrimenti resterebbero privilegio esclusivo di collezionisti e collezioni pubbliche o private di tutto il mondo. Grazie invece ai “friends of Stradivari” molti strumenti storici sono tornati a Cremona non solo per essere esposti ma anche per essere suonati, studiati… Oggi i friends al museo sono gli Stradivari Sunrise 1677, Hellier 1679 della collezione Evelyn & Herbert Axelrod, la chitarra “Sabionari” 1679 di Stradivari, della famiglia Domenichini di Milano, e ancora gli Stradivari Rougemont 1703 dalla collezione Henry Ford, lo Joachim-Ma 1714 e lo Scotland University 1734 della famiglia Lam di NY, una viola da gamba di Giuseppe Guarneri “filius Andreae” della collezione Beare e un violino Storioni da collezione privata.
La nostra visita si conclude con una breve visita all’Auditorium Arvedi dove Antonio De Lorenzi ci fa ascoltare lo Stradivari 1715. Il nostro racconto per ora termina qui. Sabato prossimo saremo di nuovo a Palazzo delle Arti per l’inaugurazione ufficiale del Museo del Violino, dell’Auditorium Arvedi e della mostra dei venti violini storici che arriveranno dalla Chi-Mei Foundation di Taiwan.. Racconteremo la prima edizione dello Stradivari Festival, una festa di musica e molti Stradivari in concerto nei weekend fino al 13 ottobre.
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