Umbria Jazz 2 | Il solito Jarrett...
Keith Jarrett sul palco al buio per metà concerto: continua il difficile rapporto con UJ
Recensione
jazz
Torna a Umbria Jazz uno dei più grandi pianisti contemporanei: Keith Jarrett. Un evento unico per festeggiare sia il quarantennale del festival sia i 30 anni di attività del Keith Jarrett Trio con Gary Peacock al contrabbasso e Jack DeJohnette alla batteria. Ma ritornano anche quei capricci che riaccendono polemiche e fanno spegnere, come è successo ieri, tutte le luci dell'arena. Per un inaspettato concerto al buio.
Sono le 21.10 quando sul palco del Santa Giuliana appare il direttore artistico Carlo Pagnotta che, preoccupato per mister Keith Jarrett, esordisce raccomandandosi con il pubblico di non usare flash e di spegnere i cellulari, anzi, non temendo di sembrare eccessivo, suggerisce perfino di rimandare tutto a dopo il bis e invita la platea a una preventiva standing ovation non appena il trio entrerà sul main stage di UJ. Verba volant: il trio sbuca sul palco e subito un “maledetto” flash irrita Jarrett, un'altra volta proprio come sei anni fa, che si rifugia nel backstage. Da lì a poco rientra, insieme a Peacock e DeJohnette, ma fa spegnere tutte le luci. Anche nei maxi schermi ai lati del palco non scorre alcuna immagine, campeggia solo l'enorme logo del quarantennale di Umbria Jazz. Per un momento c'è sgomento e tra i mugugni il pubblico basito ricorda le parole di quell'11 luglio 2007, quando per lo stesso motivo Jarrett smise di suonare, offendendo la città di Perugia.
Questa volta il maestro si contiene e, sul palco privo di luci, si siede sullo sgabello con le spalle al pubblico: a malapena si può scorgere la sua sagoma, almeno per metà concerto. E pensare che il biglietto è costato 120 euro per le prime file del primo settore.
Un vero live al buio. Un live che passerà alla storia.
Nella seconda parte la tensione si allenta un po’ e, nonostante siano stati accesi cinque timidi faretti, si riescono a fatica a intravedere gli strumenti.
A parte il trascurabile particolare dell'oscurità, la scelta del repertorio del trio ha placato il pubblico, incantandolo fin dalle prime note di "Yesterday" e, a seguire, con "When the Will the blues leave", "Is it really the same", "Bye bye blackbird", "Things ain't got what they". Tra creatività, affiatamento e rigore.
Sono le 21.10 quando sul palco del Santa Giuliana appare il direttore artistico Carlo Pagnotta che, preoccupato per mister Keith Jarrett, esordisce raccomandandosi con il pubblico di non usare flash e di spegnere i cellulari, anzi, non temendo di sembrare eccessivo, suggerisce perfino di rimandare tutto a dopo il bis e invita la platea a una preventiva standing ovation non appena il trio entrerà sul main stage di UJ. Verba volant: il trio sbuca sul palco e subito un “maledetto” flash irrita Jarrett, un'altra volta proprio come sei anni fa, che si rifugia nel backstage. Da lì a poco rientra, insieme a Peacock e DeJohnette, ma fa spegnere tutte le luci. Anche nei maxi schermi ai lati del palco non scorre alcuna immagine, campeggia solo l'enorme logo del quarantennale di Umbria Jazz. Per un momento c'è sgomento e tra i mugugni il pubblico basito ricorda le parole di quell'11 luglio 2007, quando per lo stesso motivo Jarrett smise di suonare, offendendo la città di Perugia.
Questa volta il maestro si contiene e, sul palco privo di luci, si siede sullo sgabello con le spalle al pubblico: a malapena si può scorgere la sua sagoma, almeno per metà concerto. E pensare che il biglietto è costato 120 euro per le prime file del primo settore.
Un vero live al buio. Un live che passerà alla storia.
Nella seconda parte la tensione si allenta un po’ e, nonostante siano stati accesi cinque timidi faretti, si riescono a fatica a intravedere gli strumenti.
A parte il trascurabile particolare dell'oscurità, la scelta del repertorio del trio ha placato il pubblico, incantandolo fin dalle prime note di "Yesterday" e, a seguire, con "When the Will the blues leave", "Is it really the same", "Bye bye blackbird", "Things ain't got what they". Tra creatività, affiatamento e rigore.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
jazz
A ParmaJazz Frontiere il rodato duo fra il sax Evan Parker e l'elettronica di Walter Prati
jazz
Il Bobo Stenson Trio ha inaugurato con successo la XXIX edizione del festival ParmaJazz Frontiere
jazz
Si chiude la stagione di Lupo 340 al Lido di Savio di Ravenna, in attesa di Area Sismica