Turandot, dalla Cina con finale
Il compositore cinese Hao Weiya scrive un nuovo finale per "Turandot".

Recensione
classica
L'ultimo duetto conclusivo dell'opera è inserito – in prima assoluta -in "Turandot" allestita il 22 dicembre 2007 a Pechino per l'inaugurazione di un nuovo teatro. La “prima” italiana del finale è presentata, in video, grazie alla collaborazione tra l’Istituto Confucio di Pisa e la Fondazione Festival Pucciniano di Torre del Lago; la visione è preceduta da un’accorta introduzione dove si traccia un’interessante sintesi storico-analitica sulla provenienza, tutta orientale, degli spunti musicali pucciniani e di come, pertanto, si giustifichi la paternità cinese di un nuovo finale; quest’ultimo non potrà comunque essere inserito nelle produzioni occidentali dell’opera causa veti giuridici. Weiya conia la sua musica utilizzando frammenti di melodie pucciniane impiegate nell’opera per costruire un’ossatura rapsodica evocativa dei precedenti episodi drammaturgici. L’autore interviene liberamente sia sul testo del libretto sia sulla ritmica echeggiante - a tratti - sapori raveliani; l’armonia si basa su procedimenti accordali costruiti su scale pentatoniche ed esatonali coniugati da ponti modulanti; la strumentazione esalta la dinamica sovrapponendo i blocchi orchestrali abbandonando la raffinata timbrica tipicamente pucciniana ed occhieggiando maggiormente ai colori orchestrali di stampo statunitense. La linea vocale cede ampi spazi al declamato alternato al canto spiegato di wagneriana memoria; la partitura segue così un climax preparatorio alla chiusa finale, risolta tramite cadenze su una sesta maggiore di breve durata. Nel carattere bivalente dell’accordo conclusivo, secondo l’estetica musicale occidentale, è possibile ravvisare sia la “redenzione” di Turandot sia la mancata certezza di un finale come lo avrebbe voluto Giacomo Puccini nel 1924.
Note: Pisa, Ridotto del Teatro Verdi 3 febbraio 2009
Interpreti: Chun Yu Xu, soprano; Silvia Gasperini, pianoforte
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