Tan Dun choc dirige se stesso
Novità di Tan Dun all'Auditorium di Milano con uso improprio di strumenti e strumentisti
Recensione
classica
Prima esecuzione italiana al milanese Auditorium per il Concerto per chitarra e orchestra di Tan Dun. Sul podio l'autore, solista la straordinaria Sharon Isbin aiutata da una leggera amplificazione per far fronte al formidabile volume di suono richiesto alla Filarmonica Toscanini con un agguerrito manipolo di scatenati percussionisti. In chiusura Death and Fire: Dialogue with Paul Klee sempre di Tan Dun. Entrambe composizioni che, pur dimostrando una solida impostazione polifonica, sono quanto di più stupefacente possano ascoltare le nostre orecchie, sempre colte di sorpresa e sottoposte a continue docce scozzesi uditive. Anche per il fantasioso uso improprio degli strumenti. A parte alcune coppie di sassi percossi, ci sono ance tormentate fino allo squittio, contrabbassi presi a manate, corni ridotti al solo bocchino che mandano pernacchiette, corde di violino strapazzate con acidità acutissime. A questo si aggiuga l'uso improrpio degli strumentisti. Lo spiritoso e crudele compositore li fa sospirare in coro, battere i piedi, alzarsi tutti insieme a brandire gli strumenti urlando e minacciando il podio. Insomma un sonoro neodadaismo di indubbio diventimento, che ha anche un che di terapeutico perché si viene in qualche modo depurati dalle incrostazioni dell'ascolto abitudinario. Esperienza di non poco conto.
In programma inoltre la Danza rituale del fuoco di De Falla e The Unanswered Question di Ives, che Tan Dun ha diretto come sanno fare solo certi compositori (Boulez insegna) con una lucidità maniacale per analizzarne e farne affiorare la struttura.
Volti sorridenti fra il pubblico alla fine dell'applauditissimo concerto, ma anche molti musi lunghi dei partigiani della ricerca musicale seriosa.
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