Supereroe del jazz elettrico
Herbie Hancock infiamma il pubblico milanese
Recensione
jazz
Accolto come una vera star dal folto e variegato pubblico del teatro milanese, Hancock si è esibito per oltre due ore e mezzo, presentando un programma di original e composizioni-simbolo del suo percorso artistico. La musica del sestetto, in cui è da notare la inusuale scelta di inserire l’armonica nella front line, si ricollega idealmente alla lezione del Miles Davis elettrico, di cui recupera quelle atmosfere sospese e “ribollenti” da cui emergono echi funk e blues e su cui si sviluppa il lavoro solistico. I brani procedono gradualmente attraverso la stratificazione di frammenti ritmico- melodici, creando un gioco di variazioni di intensità, di pieni e di vuoti, molto coinvolgente. Fra i musicisti, tutti di altissimo livello, spiccano in particolare le doti del batterista, Kendrick Scott, perno e cuore pulsante del collettivo e del chitarrista del Benin Lionel Loueke, che integra il suono dello strumento con un uso particolare della voce e che firma un complesso brano in 17/4 dal titolo "Seventeens". Hancock si dimostra molto abile nel dirigere lo sviluppo musicale, ritagliandosi anche alcuni interventi davvero notevoli caratterizzati da una forte impronta ritmica e coloristica. Un concerto intenso in cui non sono mancanti momenti di grande spettacolo, come durante l’interpretazione di "Watermelon Man", nell’acclamato bis finale, ma che soprattutto testimonia del felice momento artistico del pianista, dopo alcuni anni contraddistinti da una certa discontinuità.
Interpreti: Herbie Hancock sextet: Herbie Hancock: pianoforte; Terence Blanchard: tromba; James Jenus: basso, Lionel Loueke: chitarra; Gregoire Maret: armonica; Kendrick Scott: batteria.
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